Ai tempi del Racing lo chiamavano «el elegante De Paul», ma il capitano dell’Udinese è attualmente molto più di un calciatore semplicemente elegante. Che il capitano dell’Udinese abbia con il pallone un rapporto unico lo si nota da un dettaglio che non troverete sui siti dedicati alle sue statistiche: quando De Paul si prepara a battere un calcio piazzato, bacia il pallone con un ardore esagerato, quasi recitato.
Ma di «artificioso» in De Paul c’è solamente l’inchiostro che ne copre gran parte del corpo. I suoi calzettoni abbassati, la cura che ha per la fascia di capitano – come quando si presenta davanti alle telecamere senza maglietta ma con la fascia ben stretta e coccolata al braccio sinistro –, la sua leadership in campo, sono tutti elementi che ci hanno fatto innamorare del calciatore argentino.
« Rodrigo ha dentro di sé delle componenti di grande positività che riesce a esprimere prima di tutto come persona, il calciatore viene dopo. Ora ne è consapevole e riesce a trasferire tutta questa positività anche ai suoi compagni. » (Luca Gotti)
La partita di ieri pomeriggio contro il Crotone è come una summa di Rodrigo De Paul. Nel primo gol contro i calabresi, De Paul riceve il pallone da Nestorovski poco fuori dall’area piccola. Anziché calciare subito col mancino, si porta il pallone sul destro, vi gira attorno con una mezza piroetta, inclina il busto e apre il piattone, beffando Cordaz con una traiettoria ad un tempo splendida ed estremamente efficace.
La rete del raddoppio, che fissa il punteggio sul 2-1 dopo il pareggio di Simy, è altrettanto esemplare. Pereira sfugge alla difesa calabrese sull’out di sinistra, vede al centro De Paul e lo serve. Al limite dell’area De Paul controlla il pallone col destro, se lo porta avanti e, quando tutti si aspettano il tiro di sinistro, De Paul nuovamente sposta il bacino del corpo e calcia di piatto destro, spiazzando nuovamente Cordaz.
De Paul vs De Paul
Non è la prima volta che De Paul, pur avendo a disposizione l’opportunità e i mezzi tecnici per poter utilizzare il sinistro, decide di adottare una soluzione, diciamo così, alternativa. Era già capitato, lo ricorderete, con la rabona nei minuti finali di una concitata Udinese-Lazio, partita nella quale De Paul aveva anche colto un palo dalla distanza. Esterno, rabona, destro sinistro, soprattutto destro. Suola, interno piede, coscia. De Paul sa giocare in tutti i modi, ma spesso sembra optare per l’opzione esteticamente più ricercata – che quasi sempre si rivela essere la più efficace.
Ma De Paul è anche follia. Perché quest’ultima è da sempre compagna del genio. E così, quasi al termine di una partita perfetta, quella appunto contro il Crotone, interviene col piede alto su Molina, ricevendo dall’arbitro un sacrosanto cartellino rosso. Ci rimane di stucco, non protesta mentre chiede scusa all’avversario. Si rende conto di aver commesso un’ingenuità. Era già capitato nella sfida di fine gennaio contro lo Spezia, dove aveva prima segnato e poi rimediato un rosso. E ritornano così i tempi del Valencia, dove arrivò a 19 anni senza mai esplodere, esordendo appunto con un’espulsione all’esordio, dopo appena un minuto di gioco dal suo ingresso in campo. Anche questo è De Paul: genio, appunto, e follia.
Gotti ne ha fatto, senza dubbio più di Del Neri, ma anche più di Tudor, il leader imprescindibile della sua Udinese, una delle squadre più interessanti del nostro campionato: «nel nostro caso De Paul è la vera incarnazione della figura del capitano, sviluppa una leadership orientata al positivo riuscendo a riversarla sugli altri».
Anche Pierpaolo Marino, attuale ds dell’Udinese, ha parlato del capitano bianconero utilizzando parole al miele: «è un fuoriclasse, un “tuttocampista”. I suoi risultati sono l’esito di una classe cristallina ma anche di tanta abnegazione; è instancabile nel lavoro e nella serietà. Lo catalogo tra i grandi capitani che ho mai avuto nelle mie squadre».
Il capitano dell’Udinese è probabilmente all’ultima stagione coi friuliani. Per lui vale il discorso che a Roma viene fatto per Sergej Milinkovic Savic: due giocatori troppo forti per le ambizioni dei rispettivi club – nel caso di De Paul, in modo ormai tanto evidente da risultare assurdo. L’argentino è l’unico centrocampista in Italia ad aver segnato almeno cinque gol e fornito cinque assist in ciascuno degli ultimi tre campionati di Serie A. Nella corrente stagione, 2020/2021, l’ex Racing è il calciatore con più dribbling riusciti, ed è secondo per occasioni create (60) dietro Calhanoglu del Milan (70). Ma il suo non è semplicemente un calcio bello e svogliato. È un calcio fatto di sacrificio, passione, determinazione, leadership. Lo dimostra la statistica sui chilometri percorsi palla al piede, che lo vede primo in Italia e quarto in Europa dietro Rùben Dias, Leo Messi e Frankie De Jong.
In Italia si fa un gran parlare di Barella, di Milinkovic, di Zielinski. Giocatori eccezionali, senza dubbio. Ma Rodrigo De Paul, probabilmente, ha qualcosa in più di tutti loro. Perché in lui il talento non precede l’abnegazione, ma la richiede. Per lui il pallone è una necessità (erotica), non semplicemente un mestiere. In lui i calzettoni abbassati sono un simbolo di leadership per i compagni: scoprire gli stinchi ai colpi avversari non lo spaventa, ma spinge chi gli è accanto a dare tutto. Talento cristallino e maturo, dieci dai piedi d’oro, leader indiscusso. È per giocatori come De Paul che ci innamoriamo del pallone.
Perché Guidolin fu l’amante perfetto per l’Udinese? Senza scavare nel sentimentalismo, e sottostando alle logiche del mercato, possiamo rispondere che per tre anni fu l’unico capace di coniugare il modello di autosufficienza dei Pozzo con risultati stupefacenti.
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