Gli staff mixed-race, nuova frontiera del calcio inclusivo.
Signori cari, secondo l’ultimo sondaggio il 60% dei residenti in Italia vorrebbe Malena la pornostar come Presidente del Consiglio dei Ministri. Una rilevazione che ho condotto personalmente al bar sotto casa – “tanto il Paese va a puttane comunque, almeno premiamo il merito” –, con tre avventori su quattro, di cui uno rumeno/moldavo/albanese non so che fosse, fatto sta che c’è anche il campione internazionale, che si sono espressi in tal senso. Il quarto ha comunque risposto Benito Mussolini (20%, il pericolo nero in agguato), il quinto, il barista, non sa/non risponde (un altro 20%, la quota degli indecisi).
Un’indagine demoscopica che vale almeno come quella dei sondaggisti americani, in particolare della “regina dei sondaggi” Ann Selzers, che aveva predetto sicura «Harris in Iowa ha chiaramente preso il vantaggio» e sfoderato un sondaggio che la dava avanti di 3 punti su Trump, poi ha perso di 14 ma vabè, 17 punti è comunque nel margine di errore, o comunque la mia bella indagine che vale come quella recentemente condotta da Deloitte sui fantomatici tifosi under 35 che al 66% si direbbero pronti ad abbandonare il proprio club di riferimento e smettere di tifarlo qualora esso non dovesse adeguare la propria policy ai criteri di sostenibilità ambientale.
Probabilmente il sondaggio l’hanno fatto condurre a quei poveri stagisti senza Dio a cui riempiono la testa di ideologie da lupetti e pecore di Wall Street, vestiti come pinguini in queste sede transumane nelle quali regna il giovanilismo e una nuova forma di cinismo hollywoodiano, vabè fatto sta che questi qua avranno spulciato la loro rubrica e cominciato a chiamare i fuorisede universitari amichetti loro, un target nel quale Alleanza Verdi-Sinistra ha preso oltre il 40% dei voti e la sostenibilità ambientale, anche nel pallone, è uno dei crucci principale dell’esistenza.
Eppure, vi dico, tutto ciò è nulla in confronto al programma politico della Football Association, la celebre FA, l’organo di governo del calcio inglese che ormai da anni sta spostando sempre più in là le Colonne d’Ercole del progressismo calcistico, roba che una volta attraversate la terra e la testa diventano piatte e bam, giù c’è solo l’abisso e lo sprofondo.
La nuova trovata, estrema da far impallidire persino Ilaria Salis, riguarda il nuovo proposito su cui la federazione lavorerà alacremente (“work a lot harder”, harder non bastava dovevano pure mettere a lot, assai, molto), ovvero la quota di racial diversity nella composizione dello staff della Nazionale inglese maschile e giù fino all’under 17: il 30% entro il 2028, adesso siamo a un miserrimo, inquietante e imbarazzante 19%. Gli ‘ethnically diverse backgrounds’, cioè le differenti origini etniche, nere, asiatiche, miste o di altra etnia, dovranno raggiungere insomma almeno il 30 e un passo avanti dovranno fare anche le donne, che non solo saranno tenute ad aumentare la composizione mista ma anche a garantire entro il 2028 che almeno il 60% dei membri dello staff femminile sia composto da donne . . .
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