I nerazzurri possono vincere la Champions.
Inter-Atletico Madrid va letta sotto una duplice ottica: la forza dei nerazzurri, confermata una volta di più ieri sera, ma soprattutto la consapevolezza di esserlo. Questo appare a chi guarda l’Inter con lucidità e distacco: non c’è un solo momento della partita in cui l’Inter non abbia realmente il controllo delle operazioni. Un po’ come la vecchia Juventus di Max Allegri o di Conte, per intenderci: anche quando sembra ballare e scherzare col fuoco, poi il risultato lo porta a casa. Ieri sera infatti la squadra di Inzaghi ha anche sbagliato qualcosa a livello tecnico, almeno nel primo tempo. Soprattutto con Cahlanoglu, autore di una delle prove più opache da quando è diventato questo Cahlanoglu, vale a dire uno dei registi più forti e completi d’Europa.
Ad aiutarlo ci sono stati comunque Barella e Mkhitaryan, con l’ultimo che sembra uscito da un laboratorio segreto nascosto da qualche parte alla Pinetina: dinamico, sempre presente, pulitissimo a livello tecnico e scattante nonostante l’età avanzata. È la cura Inzaghi, senza dubbio. Il quale peraltro è migliorato (moltissimo) anche nella comunicazione:
«Abbiamo fatto una striscia di nove vittorie, sono state importanti ma non importantissime: i mesi decisivi sono quelli di marzo-aprile e dovremo essere bravi a superare le difficoltà».
Simone Inzaghi nella conferenza post-partita
Un abisso rispetto al ‘vecchio Simoncino’, sempre pronto a togliersi i sassolini dalla scarpa al primo risultato utile ed estremamente vulnerabile a livello emotivo (id est piangina). Quella che si vede oggi è l’Inter di Inzaghi, senza nomignoli e facili ironie: quindi una squadra bellissima da vedere, con tantissime soluzioni a livello offensivo ed estremamente solida dietro. L’Inter gioca con quell’autostima propria delle corazzate europee, che anche nei momenti meno brillanti sanno sempre come e quando gestire i ritmi. E così è accaduto ieri sera, quando dopo l’ingresso di Morata e quei 10’ di fase offensiva colchonera, l’Inter dopo aver tenuto botta e aver rischiato quasi nulla ha alzato i giri del motore creando tre nitide palle gol, tutte sui piedi di Marco Arnautovic che ha poi segnato su quella più sporca, paradossalmente.
Leggi, approfondisci, rifletti. Non perderti in un click, abbonati a ULTRA per ricevere il
meglio di Contrasti.
Abbonati
Arnautovic, appunto, mica Thuram (uscito per infortunio, uno dei primissimi infortuni della stagione nerazzurra) o Lautaro Martinez – titolari. Perché val bene il lavoro di Inzaghi e l’autostima trasmessa ai suoi giocatori, unitamente a un gioco davvero spettacolare per dinamismo e qualità tecnica, ma guai a sottovalutare la rosa dell’Inter.
La verità è che se ieri i nerazzurri hanno vinto meritando di vincere, controllando persino senza timori né occasioni subite il (possibile) ritorno dell’Atletico Madrid, è anche per merito di una squadra costruita in maniera sapiente da Beppe Marotta e Piero Ausilio. L’Atletico è stato costretto a mettere dentro Savic, Reinildo e Barrios, l’Inter ha potuto inserire Arnautovic, Frattesi, Dumfries e Carlos Augusto. Tutti giocatori forti, tecnicamente e soprattutto fisicamente. A tal proposito: per caratteristiche atletiche e di dinamismo, poche squadre in Europa possono reggere il confronto con l’ampiezza di soluzioni dell’Inter di Inzaghi e questo è lampante.
Ecco perché allora l’Inter possiamo inserirla tranquillamente tra le potenziali vincitrici della Champions League. Se l’anno scorso era servito un sorteggio quantomeno favorevole e l’accantonamento del campionato – assurdo che questa squadra sia arrivata terza alle spalle di Napoli e Lazio – per arrivare fino in fondo, quest’anno l’Inter ha l’ossatura e si direbbe la statura per portare a casa la “coppa dalle grandi orecchie”.
Certo, tutto questo dopo aver superato il grande ostacolo Atletico Madrid, che al ritorno al Wanda Metropolitano sarà un’altra squadra. L’Atletico dovrà fare molto di più, sicuramente a livello offensivo. L’Inter dovrà fare una partita da grande squadra, ma su questo mettiamo la mano sul fuoco. Sul fatto che potrebbe pentirsi di aver chiuso solo su l’1-0 il match d’andata, anche. Per ora, però, ci teniamo stretti uno spettacolo che proietta i nerazzurri in un’altra dimensione: quella delle favorite, pure in Europa.