Thomas Novello
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Thomas Novello
08 Settembre 2022
Ho visto Kvaratskhelia
Come la cultura georgiana ha influito sullo stile di gioco del talento del Napoli.
Rafael Leao nasce ad Almada, nel distretto di Setúbal, il 10 giugno 1999. Riceve un’educazione medio-borghese ma i genitori trasmettono al figlio l’arte dell’umiltà. Il giovane Leao cresce fin da piccolo con l’obiettivo di diventare un calciatore, supportato in questo dalla famiglia, che fa di tutto per aiutarlo. Ecco perché quando arriva l’offerta dello Sporting, l’occasione di una vita, la accetta senza pensarci due volte. Già nel 2008, a soli 9 anni, Leao decide di avventurarsi nella tortuosa strada che, nei suoi pensieri o per meglio dire nei suoi (ancora confusi) sogni, l’avrebbe portato al professionismo. Cosa che accade nel 2017: il 12 ottobre gioca la sua prima partita contro l’Oleiros, in Coppa di Portogallo, segnando il quarto gol della gara per i Leões.
Leao, da un certo punto di vista, è la rappresentazione in carne ed ossa di quella forza motrice intrinseca a tutto il popolo portoghese. Una sorta di archetipo che muove i fili dello spirito dei lusitani e che risponde al nome di Saudade (letteralmente: nostalgia). L’attaccante del Milan ha infatti un rapporto viscerale con le proprie origini, che esula dal semplice ricordo e affonda in quella stessa (e profonda) nostalgia.
Verso i primi anni del Novecento il Portogallo vive un periodo di decadenza culturale, nazionale e intellettuale. Nel frattempo, politicamente, viene istituita la Repubblica nel 1910 e decretata la fine della Monarchia. Il saudosismo è un movimento filosofico e culturale che nasce proprio in, e grazie a, questo clima decadente. In tale contesto il poeta Teixeira de Pascoaes decide di rifondare la mentalità e la cultura portoghesi, per resuscitare la Patria attraverso la definizione di un’essenza e un’anima nazionale. Secondo i Saudosisti la particella vitale che avrebbe risollevato le sorti dell’intero Portogallo era (appunto) la Saudade.
La Saudade è un sentimento imparentato con la nostalgia e la malinconia, ma si tratta di un sentimento individuale, più che collettivo. Essa è l’armonica sintesi tra dolore e ricordo. La Saudade è la dimensione nella quale la nascita si interseca nella morte e le concezioni di presente e futuro tendono ad affievolirsi, avvicinandosi fino a sfumarsi in un unico concetto: la vita. La Saudade è l’incontro definitivo tra materia e spirito, nel quale la dimensione trascendentale incontra quella immanente. Il Saudosismo, quindi, è un pensiero che esprime e teorizza il desiderio di unità che i portoghesi portano con sé.
La Saudade indica a Leao la via, come la bussola fa con i marinai. Leao in campo esprime questo concetto in tutta la sua potenza espressiva, a partire dalla sua esultanza. Un gesto semplice con le mani che si chiudono a mimare un telefono. Una dedica per il padre che, quando Leao era giovane, non poteva recarsi allo stadio per seguire le partite del figlio. In questo modo l’attaccante del Milan mantiene vive le sue radici, nello specifico il ricordo della sua infanzia ed il legame con il padre: un telefono mimato per connettere il presente al passato, tenendo lo sguardo sempre proteso all’orizzonte. Questo è Leao: passione, ricordi e nostalgia.
I genitori di Leao sono entrambi immigrati in Portogallo. Il padre ha origini angolane mentre la madre è nata a Sao Tomè e Principe. Due Stati estremamente simili, accumunati dalla passione e dall’amore per la musica. Angola e Sao Tomè e Principe sono state colonie portoghesi fin dal Cinquecento, come molti Stati africani. La loro storia si lega particolarmente verso la fine dell’Ottocento: prima dell’arrivo dei portoghesi, avvenuto nel 1470, le isole che compongono Sao Tomè e Principe erano completamente disabitate.
Per favorire la crescita della neo-colonia i portoghesi iniziarono a far affluire sulle coste dell’isola africana una grande quantità di schiavi provenienti da altri possedimenti in Africa. Nel XIX secolo vennero introdotte nuove piantagioni di caffè e cacao e, allo stesso tempo, importato un ingente numero di immigrati angolani. Il tutto in un regime di lavoro forzato non retribuitom che portò a vari scioperi i quali sfociarono nel “massacro di Batepà”. A seguito del grande numero di uomini angolani e saotomensi uccisi, iniziarono a nascere i primi movimenti per la liberazione. Nel 1975, dopo anni di lotta e soprusi, Angola e Sao Tome e Principe annunciarono la loro indipendenza dalla corona portoghese.
Un espediente per la sopravvivenza dei due popoli fino all’indipendenza, al di là della retorica, fu la musica. Danza come catarsi dell’anima, accompagnata da frasi di protesta, che alimentavano lo spirito indipendentista: simbolo di un’identità e di un modo di stare al mondo, di cui la musica è condizione ed effetto. Piccoli frammenti di questo passato sono rimasti incastonati nel cuore di Leao.
La Kizomba è una danza tipica dell’Angola e di tutte le ex colonie portoghesi. Questa parola, in dialetto Kimbundu, significa anche festa del popolo, ed è il nome originario della danza dei coloni che hanno resistito alla schiavitù. La kizomba era la festa e la resistenza culturale di un popolo, l’esaltazione della vita e della libertà. Uno stile musicale che ha raggiunto il Portogallo grazie al grande numero di persone di origine africana nel Paese; una danza piena di calore e sensualità, che fornisce una vera e propria complicità ed empatia tra le coppie: una danza che si esprime col sorriso.
Proprio quel sorriso che Leao non si toglie mai dalla faccia durante le partite. Sorriso che non è un modo per schernire l’avversario ma un riflesso involontario, addirittura una parte integrante del suo stile di gioco. Un sorriso naturale, frutto di quel sentimento che dovrebbe animare chiunque venga baciato dal talento, per natura, proprio come l’attaccante del Milan. Il sorriso si abbina ad un portamento elegante, quasi regale, con lo sguardo dritto all’orizzonte ed un movimento di gambe che lo rende imprevedibile.
Tornando alla musica, questa non è solo una passione ma la colonna sonora di un’esistenza. Nel 2021 Rafael Leao pubblica il suo primo album di inediti, sotto lo pseudonimo WAF45. Un lavoro poliedrico e ricco di contaminazioni, perfettamente in linea con la storia del talento di Almada. L’album è un viaggio tra melodie provenienti dalla profondità dell’Africa e la modernità delle sonorità Drill: metriche tipiche dell’Hip-Hop che si alternano alle linee melodiche R&B dei primi anni 2000, il tutto integrato da testi cantati in portoghese, inglese e francese. Un viaggio nella psiche e nell’immaginario del Leao ragazzo, dalla sua infanzia fino al presente. Un album intriso di nostalgia e passione, dicotomia su cui si fonda la vita stessa di Rafael Leao.
Saudade e musica popolare non sono state una forza motrice solamente per Leao, ma per gran parte dei Portoghesi originari da ex colonie: un esempio lampante è la storia di Eusebio, la “Pantera Nera”. Eusebio nasce nel 1942 a Maputo, in Mozambico. La leggenda del calcio portoghese muove i primi passi nel mondo del calcio, e non solo, in un paese ancora sotto l’egemonia portoghese. Il padre, di origini angolane, muore quando il figlio ha solo 8 anni; quindi è la madre a trasmettergli il ricordo, facendo sì che Eusebio viva tutta la vita col ricordo del padre, nell’obiettivo di donare alla famiglia un futuro lontano dai problemi che affliggevano il Mozambico.
Elegante, rapido e vero amante del calcio. La grandezza, la modernità e l’unicità di Eusebio sono indescrivibili. Forse solo il maestro Eduardo Galeano è riuscito con poche semplici parole a cogliere l’anima di uno dei calciatori più importanti della storia del calcio.
“Eusebio nacque destinato a lustrascarpe, a vendere noccioline o borseggiare la gente. Da bambino, lo chiamavano ninguem ovvero ‘nessuno’. Fece il suo ingresso sui campi, correndo come se fuggisse dalla Polizia o dalla miseria che gli morde i talloni. E così che è diventato la Pantera Nera”.
Con la poesia di un danzatore evitava ogni avversario. Con l’ardore nel cuore di chi da piccolo era un ninguem, Eusebio è diventato storia.
Ovviamente la figura di Eusebio non è nemmeno lontanamente paragonabile a Leao, quantomeno a livello calcistico. Entrambi però incarnano la storia di due popoli, un bagaglio esistenziale e sentimentale che si sono portati dietro nel campo da calcio. Rappresentano l’espressione della spensieratezza, dell’esuberanza e della passione che le ex colonie hanno portato in Portogallo.
Certo Leao è solo un ragazzo, sta ancora crescendo e prossimamente, sperano in tanti, lo vedremo spiccare il volo – già questo Mondiale potrebbe iniziare a dare delle risposte, magari delle conferme. Il futuro rimane, come al solito, un meraviglioso mistero, tutto da svelare. Una cosa però è certa: Leao avrà due spiriti guida che veglieranno sul suo cammino. Da una parte la luce gioiosa della Kizomba, uno stile ed un’estetica che traduce nel rettangolo verde; dall’altra il retroterra sentimentale – e dal retrogusto dolceamaro – della Saudade: che, ovunque vada, lo riporterà per sempre a casa.