Altri Sport
21 Marzo 2017

Ode a Peter Sagan

Quando perdere non macchia l'epica di una volata.

C’è un momento prima della volata di Peter Sagan che dice molto su di lui. Si tratta di un gesto banale che fanno tutti i velocisti quando si stringono le scarpe in vista dell’arrivo: guardare in basso, sui pignoni della ruota posteriore. Una flessione naturale del collo, un’espirazione acida e gli occhi che sfiorando il movimento centrale vanno più indietro, cercano ansiosi di capire quanti rapporti ci siano ancora, quanti proiettili nel tamburo, quanta gamba regge.

 

 

https://youtu.be/c5aIwzwlWhg

 

A partire dal minuto 1’27 iniziano gli sguardi al cambio di Peter Sagan

 

Se ti chiami Peter Sagan puoi vincere la Milano – Sanremo in molti modi: in volata con gruppo compatto, o attaccando sulle ultime due salite, Cipressa e Poggio, dipende da chi hai vicino. Ti guardi attorno e i tuoi avversari di sempre ci sono tutti: Doumulin, Viviani, Alaphilippe, Gaviria ma soprattutto il Team Sky con la bestia nera Kwiatkowski. La tua squadra ti ha portato fin lì, ma ora sei da solo a fare quello che ti riesce meglio: le volate col treno degli altri.
E invece attacchi sul Poggio. Lo strappo è repentino e furibondo, nessuno tiene il passo, ma questa mossa è scontata, della scontatezza tipica dei tre accordi del Blues: tutti sanno che l’armonia tornerà al primo accordo, prima o poi, ma la tensione della quinta dominante non cede mai, ti strugge e ti angoscia, anche se poi, confortante come sempre, tornerà alla tonica.
La scelta di attaccare è immediata, propria solo del Genio: è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Non manca di nulla: anche se lo sanno tutti che si può attaccare lì, proprio lì, tu lo fai e prendi quei venti metri che segnano l’ipoteca sulla vittoria. E allunghi. Due del gruppo si riportano sotto, sono il polacco Kwiatkowski (già Campione del Mondo a Ponferrada nel 2014) e il francese Alaphilippe: entrambi sono in forma, e il primo ha già vinto la “classica del Sud”, la Strade Bianche.
Mancano pochi chilometri e tu tiri più degli altri perché sono furbi e vogliono sfinirti, ma ormai sei in ballo e hai la febbre del sabato sera addosso. Kwiato non dà quasi nessun cambio, e Ala si mette davanti per finta; tu lo metti fuori il gomito a chiedere il cambio, ma sei Sagan e ti arrangi.

Peter Sagan: genio della volata
Peter Sagan: genio della volata

Te la guardi bene quella catena, la guardi due, tre, quattro volte.
L’hai guardato bene il rapporto come a cercare consolazione in un alleato che ti dica che hai margine. Quello sguardo con quella cadenza è il segno della tua diversità. Pedali frequente, cerchi il cambio a tirare che non arriva mai e adesso è triangolo rosso. Sono sette ore che aspetti quell’istante per alzarti sui pedali e piegare il manubrio dalla voglia di mangiarti il traguardo, ma parti lungo. Devi farlo: provi l’anticipo, mancano 250 metri e ne hai due di vantaggio, pensi di farcela. Il polacco della Sky vede la tua partenza e ti insegue, costante nell’incrementare frequenza e potenza. Gli fai da treno, e ai 100 metri dal traguardo esce dalla scia, perentorio. Dietro di lui Alaphilippe prova a imitarlo, ma non ne ha abbastanza, pur riuscendo a lanciarsi negli ultimi metri. Michał Kwiatkowski ti sta rimontando e tu, in spinta, hai nello stesso istante due sensazioni che diventano certezze tremende: la macchia nera del tuo avversario ingrandirsi sulla sinistra e i nervi che paiono strapparsi dalle gambe. La bocca è impastata dall’acido lattico, e il glicogeno nei tuoi muscoli è finito: quei cambi non ricevuti e quelle spinte che sono la tua firma ti sono ricadute addosso, un boomerang lungo pochi chilometri.Mancano 50 metri, forse 30, e la gamba inesorabilmente cede: la pedalata continua, ma le cosce salgono nervose, e scendono pesanti, mentre Kwiatkowski mette la sua ruota davanti alla tua, a toccare la banda nera dell’arrivo prima di te, di quanto basta per farti arrivare secondo. Alaphilippe è terzo. Il corpo che ti ha appena sconfitto è quello che ti evita la caduta: il colpo di reni è stato uno strappo elastico e appena dopo il traguardo il telaio in protesta si ribella e vuole disarcionarti ma restate, incredibilmente, in piedi. Non c’è rimpianto né delusione, e nelle tue parole la summa del tuo ciclismo: “Il risultato è importante, però anche lo spettacolo per le persone attorno è importante”

 

 

 

I primi 10 secondi sono la summa dell’epopea saganiana

 

C’è la sconfitta ma è come se non fosse così: è aver perso dando un significato ad una gara che di significati non ne ha avuti molti. Sabato c’era Sagan, fuori dai calcoli e dalla noia da radioline.

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