Signori cari, buongiorno! Scusate, già mi viene da sogghignare nello scrivere queste righe. E perdonatemi anche se mi sono assentato, è che dopo l’ultimo episodio di questa rubrica mi sono sentito un po’ in colpa nei confronti della rivista per il polverone che si è sollevato e per Meta che, pur nella rinnovata epoca del free spech trumpiano (che personaggio incredibile e camaleontico il nostro Zuck, sempre laddove c’è il potere, in una parola … ) beh dicevo Meta aveva comunque oscurato il mio appello – quello agli ultras affinché andassero a prendere i maranza – perché di rischio alla pubblica sicurezza.
Sto scherzando ovviamente, non su Meta ma su me, sono una persona orribile e altro che sensi di colpa, nel leggere quegli utenti che citavano stralci della costituzione, mi accusavano di razzismo, mi minacciavano via posta o insultavano con tutto il veleno che solo i buoni possono avere in corpo devo dirvelo, mi sono sentito di nuovo giovane. Un elisir di lunga vita, far indignare gli indignati. E se poi qualcuno è talmente scemo da pensare che questa rubrica possa essere razzista, l’ideologia più idiota della storia del mondo, beh ma che ne so, tornasse a leggere i post di Lorenzo Tosa.
Che poi non hanno neanche torto stavolta, anche la didascalia Instagram era fraintendibile…
E poi signori il fascismo, ahi il fascismo!. Le accuse di fascismo! Bisognerebbe estrarlo dalla categoria politica del dibattito per inserirlo finalmente in quella commerciale: diciamolo, nulla in questo Paese vende quanto il fascismo, tira più una M del Duce di un carro di buoi – e pure del pelo di fica, tant’è che i calendari col capoccione sono più venduti di quelli con le biondone poppute senza veli. Mica erano scemi Berlusconi, che ogni campagna elettorale puntualmente faceva la battutina su Mussolini, o quelli della Bestia di Salvini, che prima del tentato golpe del Papeete, più un colpo di caldo che un colpo di Stato, avevano portato “Il capitano” (notate l’assonanza lontana con “il duce”, “la guida”, “il caudillo” etc.) al 40%, studiando la comunicazione su quella mussoliniana tra slogan del ventennio e rimandi più o meno espliciti.
E ancora scrittori, registi, sceneggiatori, attori arricchiti grazie a M, che tanto più lo odiano quanto più dovrebbero almeno portargli un biglietto di ringraziamento a Predappio, pensate a Scurati che con il Duce ha sbancato e ditemi voi, in fede, come altro avrebbe potuto fare a diventare un intellettuale e milionario. Ci vorrebbe un po’ più di rispetto posso dirlo, cioè se vai a Latina ancora dopo 90 anni so’ fasci perché Lvi aveva fatto le bonifiche e costruito le case e il signor Scurati, che le case grazie al pelatone se l’è comprate, niente, ci sputa pure sopra, cose da pazzi.
Fatto sta che anche due volponi come Vespa e Cazzullo, sempre primi nelle classifiche dei libri venduti (che meraviglioso Paese il nostro), strizzano l’occhio e nel contempo la mammella alla vacca fascista, fino a svuotarla dell’ultima stilla di latte. E Montalbano cosa credete, che abbia infranto tutti gli indici di ascolto per l’accuratezza delle trame o la bellezza dei luoghi (anche)?: la verità è che nell’inconfessato archetipo collettivo degli italiani Montalbano ha sbancato perché sembrava il Duce, è evidente: pelato, carismatico e decisionista, uomo d’ordine, un fiuto innegabile e una passione per la F che accomuna così profondamente la nostra amata penisola. È l’eterno fascismo italico signori, l’Ur-fascismo di echiana memoria! . . .