Meglio la fotografia dei tifosi ferraristi a Fiorano.
La prima reazione alla kermesse della Formula 1 andata in scena a Londra l’ha messa in parole Willie Peyote con la sua canzone sanremese e noi la prendiamo in prestito. Da qui, dall’Italia mediterranea, esteta nello spirito, trepidante di azione, di rumore, di pista, la passerella delle livree (nemmeno delle vetture) 2025 è sembrata davvero una americanata inutile. Che rifiutiamo gentilmente. Può essere una lettura nostalgica, pure snob, chissà, è vero anche che la spettacolarizzazione quando è così spinta e vuota annoia tutti. Di certo non passerà alla storia e nel giro di poco tempo non ne sentiremo più parlare e ce ne saremo dimenticati.
In pieno stile Liberty Media, i team si sono presentati coi rispettivi piloti e livree per la stagione 2025: “The Formula 1 Exhibition” è il titolo dell’evento organizzato a Londra all’insegna dello show e del glam, occasione per celebrare l’edizione numero 75 del campionato del mondo di F1. Guardando lo streaming del red carpet, oltre all’unico lampo di carisma dato dall’eleganza Hamilton-Ferrari, abbiamo capito per l’ennesima volta che nella gerarchia della piramide della Formula 1 contemporanea lo show occupa una posizione di maggior rilievo rispetto allo sport (scelta pur sempre opinabile), che il pubblico è più bello comandato dalla regia per le fotografie, come una sceneggiatura e una coreografia.
Non si sono nascosti i promoter a Londra, tant’è che lo speaker della passerella ha parlato dei piloti come “protagonisti dello show” mentre le monoposto sfilavano come manichini di modelle. Mancava solo l’emittente E! Entertainment e un ring al centro per diventare – a seconda dei gusti – una serata degli Oscar o un combattimento di Wrestling.
E se è vero che le contaminazioni possono essere piacevoli e interessanti, lo spettacolo hollywoodiano visto all’O2 Arena non è stato all’altezza dell’estetica di questo sport, facendo anche rimpiangere le presentazioni originali e identitarie con le quali le squadre tradizionalmente scrivevano il prologo della stagione fino a qualche anno fa.
Come la Benetton B201 su un barchino in Canal Grande a Venezia o la Jordan EJ15 nella Piazza Rossa di Mosca, per fare due esempi. Tipologie di eventi che anche oggi genererebbero hype, molto più di quanto visto a Londra. Tra le varie comparse timbrate V.I.P. c’era pure Gordon Ramsey, che tra l’altro scopriamo come prossimo chef ufficiale del paddock. Sì, quello delle parolacce in cucina, le stesse parolacce che il presidente della FIA Ben Sulayem sta stupidamente vietando dai team radio in una sorta di moralizzazione dell’ambiente. Tutto francamente surreale, come la stessa battaglia di potere tra i due organi padroni della F1.
Viene in mente un antico proverbio turco che recita: “se i clown comprano un palazzo, non diventano re: è il palazzo che diventa un circo.”
Molto più lieto il risveglio italiano di mercoledì, con un buon caffè per gli uomini Ferrari volati via da Londra in nottata e già pronti in pista a Fiorano per fare quello che gli riesce meglio, guidare la nuova vettura SF-25, accendendo il motore degli appassionati accorsi in massa nei pressi del circuito.
Una meravigliosa fotografia che rimarca la differenza con lo show di plastica visto Oltremanica e che esalta il sentimento degli italiani nei confronti di una tradizione non replicabile in laboratorio o da un’agenzia pubblicitaria. Entrambi i piloti in pista, in mattinata Charles Leclerc e nel pomeriggio Lewis Hamilton che finalmente ha guidato la monoposto con cui gareggerà in rosso.
Un contesto in cui emerge quanto il lavoro di comunicazione Ferrari – con il valore aggiunto dell’arrivo di Hamilton in rosso – sia di un altro livello e molto più evocativo, a dimostrazione del fatto che si può generare interesse sul pubblico anche senza effetti speciali. A quel paese le soglie dell’attenzione e argomenti simili. Se c’è contenuto autentico, l’epicità di una storia rappresentativa, il pubblico, anche quello giovane, tanto strumentalizzato, risponde. E per quanto il motorsport sia da sempre terra di un dominio politico e culturale anglosassone, l’Italia rappresenta ancora un, se non il, riferimento in termini di immaginario collettivo.
La spettacolarizzazione costante e invasiva a cui ci ha abituato Liberty Media continua e conquista una nuova tappa in uno sport già estremo come la F1 che non avrebbe bisogno di particolari effetti speciali o di iper-stimolazione. E’ fondamentale gestire meglio il difficile equilibrio tra sport e spettacolo, perché drogare una specialità già estrema di suo potrebbe diventare un boomerang. Sperando che la pista torni a regalare un’estetica sportiva di cui tutti sentiamo il bisogno.