Appello alle curve: tornate a fare opere per il sociale.
Signori cari, buonasera a tutti. Oggi voglio fare un appello, un appello che chiunque provvederebbe subito a censurare tranne questa magnifica e disgraziata rivista che troppo spesso diamo tutti per scontata. Un appello alla reazione, alla legittima offesa contro la degenerazione etica, la bruttura estetica, contro la repressione dei pensieri delle reazioni dei sentimenti contro il non si può fare non si può dire non si può nemmeno immaginare, perché tutti ormai viviamo in un’autocensura estrema, tremebondi e inibiti ci vergogniamo anche solo di confessare l’ovvio a noi stessi.
Siamo repressi neutralizzati addomesticati, imbevuti di cultura e ideologia e svuotati di natura, ci hanno convinto di essere evoluti eppure, ridicoli e goffi, facciamo un po’ l’effetto di scimmie in smoking, faticosamente addestrate ad usare le posate. E allora, dobbiamo essere tutti più onesti: quando vediamo i maranza, quell’ammasso informe di integrazione fallita, quegli scarti del capitalismo assoluto e del suo immaginario drogato, sintesi compiuta del nichilismo senile dell’Occidente e della sua grande stanchezza, tutti proviamo un senso di inesorabile disgusto e di inevitabile reazione, un po’ come quando ti trovi davanti la nuova maglia del Milan, maglia tra l’altro maranzissima nel concetto e nell’anima.
Una divisa talmente orripilante che quasi tutti si sono fermati all’affronto estetico e in pochi ne hanno indagato il significato e il valore etico – celebrare la “black excellence”, pensate se avessero omaggiato la “white excellence” cosa sarebbe successo! –, insomma pochi si sono concentrati su questo e ancora meno sulle virgolette dietro, inserite per “incorniciare i nomi dei giocatori”, e che ti lasci scappare questa opportunità con gente come Theo Hernandez, Leao, Musah e compagnia?
Che poi cioè, uno qui prova a rimanere leggero e ad essere serio nell’ironia, prova a capire tutto, il marketing, l’inclusione, lo streetwear, i vari mix e cocktail razzial…, etnic…, cromatici (come si dice per non essere accusato di razzismo?, giuro non lo so) ma poi legge le dichiarazioni del CEO di Off-White, azienda che insieme a Milan e Puma ha realizzato quell’obbrobrio angosciante e carnevalesco della divisa, e niente, nella migliore delle ipotesi reagisce un po’ tipo Verdone in ‘Un sacco bello’, avete presente quello di ‘nche senso? con lo sguardo perso nel vuoto? Ma lasciamo la parola al CEO Fagnani:
«Nel Black History Month, questa quarta maglia diventa un simbolo di connessione, identità e orgoglio, unendo passato, presente e futuro attraverso il linguaggio universale del calcio e dello streetwear. Più di una semplice maglia, rappresenta una dichiarazione di diversità e inclusione, ispirando la prossima generazione dentro e fuori dal campo».
Il linguaggio universale dello streetwear che veicola messaggi di connessione, identità, orgoglio e lega le epoche storiche. Che dire. Torno ai maranza che è (quasi) meglio. Insomma onestà . . .