Calcio
04 Marzo 2025

Nuuk vuole vivere il sogno americano (nel calcio)

Il rifiuto dell'UEFA può portare la Groenlandia in CONCACAF.

Venti di cambiamento sembrano sospingere la più grande isola non continentale del pianeta verso la propria naturale collocazione geografica. La Groenlandia è l’avamposto terrestre più settentrionale della Terra, apparentemente anche il più periferico. Ma la storia, nella sua per nulla improvvisa e straordinaria accelerazione, ha oggi impresso alla contea di proprietà del Regno del Danimarca un’importanza esistenziale.

La Groenlandia è l’ultimo bastione prima dell’Artico. Un Artico che, al netto di tante e vuote dichiarazioni in merito alla lotta al cambiamento climatico, si sta oggi progressivamente ritirando. Molto presto la calotta polare diventerà una delle più importanti rotte marittime del pianeta, nonché un luogo interessato da ingenti investimenti e dalla spartizione delle sue immense e finora nascoste risorse.

Idrocarburi, oro e minerali essenziali nella corsa all’intelligenza artificiale hanno già attirato l’interesse da parte della Russia (che considera l’Artico una sorta di “lago russo”) e specialmente della Cina. Forti di una rinnovata mentalità imperiale, connessa con il ritorno di una nuova Dottrina Monroe, gli Stati Uniti guardano con crescente interesse all’Artico, per evitare che cada in mano ai suoi nemici. La sfida per la Groenlandia, fondamentale bastione di difesa del Nord America, è oggi più che mai essenziale.



Gli Stati Uniti esercitano in realtà da decenni la propria influenza sull’isola danese, consapevoli del disprezzo nutrito dagli inuit groenlandesi nei confronti dell’ex potenza coloniale di Copenaghen. Già occupata durante la seconda guerra mondiale, in funzione anti-tedesca e poi trasformata in base militare al confine con l’Unione Sovietica, l’isola artica è passata apparentemente in secondo piano con la fine della Guerra Fredda. Conseguenza delle vertigini e dell’illusione dell’unipolarismo. Il “ritorno della storia” (mai scomparsa, se non nella dormiente Europa occidentale) ha fatto scaturire la necessità per Washington di tornare a consolidare la propria posizione e i propri interessi in Groenlandia. Tornando a sfoderare il suo ben collaudato soft power.

La Groenlandia si percepisce già da decenni esterna allo spazio economico e culturale europeo, protesa da un punto di vista identitario verso il Nord America, di cui è appendice geografica e frontiera settentrionale. Nonostante la scarsa popolazione e la quasi totale dipendenza dai sussidi provenienti dalla Danimarca, i groenlandesi hanno in effetti deciso tramite referendum di uscire dalla Comunità economica europea nel 1983.

Meno noto è, tuttavia, lo scontro in atto tra la piccola federazione calcistica dell’isola artica e la UEFA.

Alle origini di tale disputa è stata la richiesta da parte della Groenlandia di vedersi riconosciuta la possibilità di disputare partite ufficiali nei confini della propria terra, pur non disponendo delle strutture sportive e delle infrastrutture necessarie secondo la UEFA. Tra le proposte formulate da Kenneth Kleist, presidente della federcalcio groenlandese, la costruzione di un campo da calcio al coperto, con almeno 3000 posti a sedere e la possibilità per gli spettatori di raggiungere lo stadio a piedi dall’aeroporto.

«La Groenlandia non fa parte di alcuna federazione calcistica – ha dichiarato in esclusiva al Manifesto il presidente della Kak Kenneth Kleist. Non possiamo essere ammessi dall’Uefa, poiché i loro requisiti sono troppo elevati per noi, quindi stiamo puntando alla CONCACAF. I requisiti non sono gli stessi, e inoltre il percorso di qualificazione alla Coppa del Mondo risulta più accessibile. Mi aspetto che saremo ammessi come 42° membro della Concacaf, poiché soddisfiamo tutti i criteri e sia la federazione che l’intero paese sono pronti. Ora andiamo a Miami e sono sicuro che insieme troveremo la soluzione. Sono ottimista».

Proponendo, su modello delle Isole Far Oer, di disputare le proprie partite casalinghe fuori dal proprio territorio nazionale (in questo caso, in Canada o negli Stati Uniti), la Groenlandia si è vista “snobbata” dalla UEFA, a dimostrazione di una profonda incomprensione del problema . . .

Contrasti ULTRA

Dopo sette anni lanciamo la nostra sfida. E chiediamo il vostro sostegno per farlo. Contrasti ULTRA, il piano di abbonamenti della rivista, è lo sbocco naturale di un progetto che vuole svincolarsi dalle logiche dei trend topic e del clickbaiting, delle pubblicità invasive e degli investitori invadenti. Un progetto che vuole costruirsi un futuro solido e indipendente.

L'abbonamento darà accesso ai migliori articoli del sito e ad una newsletter settimanale di lotta, di visione e di governo. Il vostro sostegno, in questo grande passo, sarà decisivo: per continuare a rifiutare i compromessi, e percorrere fino alla fine questa strada - lunga, tortuosa, solitaria - che ci siamo scelti. Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo. Grazie.

Abbonati

Ti potrebbe interessare

Non studio, non lavoro, non guardo la tv
Papelitos
Gianluca Palamidessi
09 Dicembre 2021

Non studio, non lavoro, non guardo la tv

Non vado al cinema, non faccio sport.
Ted Lasso, non siamo americani
Calcio
Emanuele Meschini
04 Giugno 2021

Ted Lasso, non siamo americani

Cosa accadrebbe se un allenatore americano allenasse una squadra inglese?
Il calcio ha bisogno del TSO
Papelitos
Gianluca Palamidessi
14 Giugno 2021

Il calcio ha bisogno del TSO

L'Uefa ha costretto la Danimarca a giocare contro la Finlandia.
Il Calcio Nuovo, un salto nel buio
Editoriali
Andrea Antonioli
22 Dicembre 2023

Il Calcio Nuovo, un salto nel buio

Il '900 è finito, il pallone è libera(lizza)to.
Il calcio o cambia o muore
Editoriali
Niccolò Maria de Vincenti
30 Aprile 2020

Il calcio o cambia o muore

Il nostro manifesto per una rinascita del pallone.