Il pilota monegasco conosce la morte e la sconfitta meglio di chiunque altro.
È dal 2008 che i ferraristi soffrono. A parte le battute da meme, il 2024 è stata un’altra stagione di pura lotta per Leclerc. All’interno della Scuderia a combattere contro un compagno ambizioso e ingombrante, all’esterno, sull’asfalto e tra i cordoli, contro il solito affilatissimo Max Verstappen e il quasi maturo Lando Norris.
E oggi, con il 2025 ormai in pieno svolgimento, è imminente l’arrivo, in forma ufficiale, di Sir Lewis Hamilton sul circuito di Fiorano, a Maranello. Il primo test del pilota inglese sarà un passaggio storico per la Ferrari, un nuovo capitolo denso di contenuti e significati. E lui, Charles Leclerc, talento e promessa, il pilota di punta della Ferrari – “il predestinato” – colui che da anni viene messo sotto pressione dalla tuta che veste, dalla storia che si porta sulle spalle e dall’inevitabile fame di risultati che ogni sportivo cela nella sua più intima profondità, sarà affiancato dal più carismatico personaggio del (motor)sport esistente che gli renderà la sfida vitale e sportiva ancor più complessa. Potrebbe essere il momento giusto per valorizzare la sua forza e per affermare il suo prodigioso talento.
Charles Marc Hervé Perceval Leclerc non ha fatto in tempo ad arrivare in Formula 1. Come capita sempre per i geni brillanti, l’aura nasconde il corpo e il potenziale cela la realtà in atto. Il suo essere speciale lo ha contraddistinto ancor prima di sedersi su un sedile di F1, lo ha sempre preceduto. Ma il dovere di dimostrare – a se stesso prima di tutti – il proprio valore non lo ha mai abbandonato, l’arrivo in Formula 1 è stato non come il coronamento di un sogno ma l’inizio di un cammino.
Un ragazzo educato e pulito, dai tratti malinconici, quasi un anti-divo, velocissimo e furioso, dominatore delle serie minori, non può che competere in F1 con la più grande delle aspettative: vincere e diventare campione del mondo.
Se ci aggiungiamo che il ragazzo fa parte della più prestigiosa delle famiglie automobilistiche (forse l’ultima autentica, la Ferrari) e che veste la tuta rossa del Cavallino molto presto in carriera, meritandola grazie alle sue prestazioni in pista, la sensazione di “elezione” rispetto ai comuni mortali è limpidissima. Charles Leclerc è un pilota, un uomo, predestinato. Non c’è dubbio.
Al netto del sensazionalismo con etichette facili à la Netflix, semplificazioni di marketing da racconto sportivo, la realtà che ci ha raccontato anche la stagione 2024 e in generale il momento sportivo del monegasco è che Charles è sì predestinato ma a soffrire, a combattere controvento, a lottare, in pista e fuori, in quella guerra pacifica che è lo sport, in quella fossa dei leoni che è lo sport motoristico in particolare. E’ questa la sua vera grandezza, che travalica la dimensione di pilota per inverare quello che è l’uomo dentro il casco e la tuta – ed è questa caratteristica che lo fa sentire paradossalmente normale, uno di noi, vicino alla gente, ai tifosi e agli amanti dello sport.
Leclerc nel 2024 (foto Wikipedia)
Lo scrisse già in un articolo del 2019 Franco Nugnes, direttore di Motorsport.com Italia, all’indomani della sua prima storica vittoria sul circuito di Spa Francorchamps “è un predestinato con una forza che va oltre il dolore”. Questa forza è legata al rapporto che Charles ha con la morte: un tema ricorrente per chi fa questo mestiere, sì, ma non così presente nell’esistenza quanto è stato riservato a Leclerc.
L’amico Jules Bianchi muore nel 2015, a causa di un incidente in gara a Suzuka dal quale non si riprenderà più. Papà Hervè muore prematuramente a causa di una lunga malattia nel 2017, a 54 anni. Anthoine Hubert, altro amico fraterno e pilota francese, muore nel 2019, sul circuito di Spa Francorchamps – nel Sabato della Formula 2. Il giorno dopo, Domenica, Charles vince il suo primo storico GP in Formula 1 con la Ferrari.
“A un certo punto ti abitui al dolore, non vuol dire che ti dimentichi, li ho tutti nel cuore e nella mente. Ma so come e grazie a chi sono arrivato qua. E loro tre mi hanno aiutato. La perdita ti fa relativizzare su tutto, sulla F1 e sulla vita in generale. Mi porto dietro immagini incancellabili: l’abbraccio di mio padre in una gara di kart neanche particolare, mi pare fosse una Coppa di Francia.”
Le parole di Leclerc, delicate e misurate, qui riportate da Studio Bergonzini, sulla perdita dei suoi cari. Un tema che affrontò anche in una intervista per il Daily Mail nel 2022: “Come ho fatto a tornare a correre dopo la morte di mio padre? Mi sono chiesto cosa avrebbe voluto mio padre in quel momento. La risposta è arrivata abbastanza rapidamente: correre e vincere. Ero estremamente vicino a mio padre, aveva fatto di tutto per me. [Quando guido] non penso al pericolo. Ero molto legato a Jules Bianchi e ad Anthoine Hubert, conoscevo entrambi da quando eravamo piccoli. È molto, molto difficile accettare di aver perso persone a me vicine a causa dello sport che amo di più. Ma non penso di fermarmi.”
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La predestinazione è una dottrina che si riferisce alla convinzione che Dio abbia deciso in anticipo il destino di ogni persona, scegliendo un percorso di salvezza nella possibilità del libero arbitro. Non necessariamente di vittoria. Un concetto difficilmente classificabile nella società della performance e del risultato.
Almeno, come dice il pilota della Ferrari, il percorso più profondo della vita fa relativizzare tutto. Per ora il destino di Leclerc è stato quello non di vincere ma di reagire alla morte con la passione per la vita, al dolore con l’amore, per lo sport e per la vita. La vittoria e il successo sono una prospettiva fatta di coronamento del proprio talento in termini di titoli e riconoscimenti, certo, ma non possiamo sapere quando e non sappiamo se avverrà. E soprattutto se è quella la vera predestinazione. Dall’anno prossimo la sfida in Formula 1 con il gigante Lewis Hamilton alzerà ancora una volta per lui il livello della sfida, sportiva, tecnica e umana. E rinnoverà il suo desiderio di conquista. Nel malinconico tentativo di rispondere alla propria predestinazione, una ricerca paterna, intelligente e positiva, una scelta d’amore, fino alla fine difficile da interpretare, qualunque sia.