Innanzitutto, grazie. Solitamente si usa per chiudere, stavolta per aprire. Perché nel raccontarvi come è andato questo primo anno di Contrasti ULTRA, e prima di annunciarvi le nuove per la prossima stagione, è necessario partire dal riconoscimento a chi, sostenendoci, ci ha permesso di alimentare un progetto che a suo modo – nel bene e nel male, al di là del bene e del male – è un unicum in Italia.
Non vogliamo ammorbarvi con la solita retorica di retroguardia, dolciastra e vittimista, del sostegno all’editoria e ai progetti indipendenti, però ci teniamo a far passare un messaggio: senza di voi, senza coloro che hanno creduto in noi e si sono abbonati, a quest’ora forse non saremmo neppure più qui. I ringraziamenti non sono allora una formula di rito ma l’attestato di un sostegno, vitale, che ci ha permesso di continuare a fare i pirati e gli ideologi nelle acque tormentate, insidiose e spesso torbide della cosiddetta narrazione sportiva.
Per quanto riguarda la rivista, abbiamo in mente tanti progetti (alcuni sono naufragati sul nascere, altri a un passo dal porto, altri ancora stanno giungendo a destinazione) ed è pure per questo che nelle ultime settimane ci siamo un po’ ritirati a ricalibrare le energie e a prepararci per il nuovo anno. Da un certo punto di vista, più passa il tempo più diventa difficile. Difficile continuare ad appassionarci, in una Repubblica come la nostra fondata sul pallone, ad un calcio maggiore sempre più noioso e povero di contenuti: calcio-spettacolo solo nella sua promessa (disattesa) ma calcio ormai nudo, volgare, ostentato e rifatto, pornografico come unico possibile metodo di fruizione.
Per non parlare del tennis, altro nostro sport d’elezione, che nell’epoca del fenomeno di massa (Sinner, mica lo sport in sè) è divenuto terra di conquista delle sterminate legioni mordoriane dei social network: tutti esperti, tutti acritici, tutti #tifosi. Pronti a giustiziare chiunque non sia stato folgorato sulla via di San Candido.
Ma poi, al di là dei fatti di campo in sé, è il racconto sportivo e calcistico che stomaca, come in un’indigestione di cibo artificiale: pseudo-notizie confezionate già per le reactions, stimoli e titoloni continui, tiktoker, youtouber e influencer alla ribalta; e ancora articoli imbevuti di ideologia – che fanno dello sport la nuova frontiera di semprenuovi diritti – e dissing improbabili tra personaggi che si battono per le idee non avendone, cit. Flaiano. Così noi, che eravamo stati forse i primi a (ri)fare ‘critica’ negli ultimi tempi, raccogliendo una vecchia tradizione corsara che caratterizzava tanto il Guerin Sportivo quanto grandi giornalisti del passato, ci siamo ritrovati l’opinione trasformata in opinionismo, il corsivo in analfabetismo, la provocazione in una gara perversa chi la spara più grossa. Il pensiero critico generato sulla base dell’engagement.
Per questo ci siamo un po’ allontanati ultimamente, senza tuffarci nelle beghe dell’attualità e dell’attualismo, nelle polemicuzze del momento, cercando di sottrarci ad una chiassosa lotta nel fango in cui non prevale nessuno, ma si lordano un po’ tutti. Abbiamo provato a fare approfondimento, ad essere altrove, più alti, a vivere fuori dal tempo. Perché, tornando a Ennio Flaiano, la verità è che ci sentivamo un po’ come lui, appartenenti a quella “minoranza silenziosa” che “non ha più nulla da dire e aspetta”. Cosa aspetta? Nulla, perché “tanto nulla si chiarisce”. Forse attende giusto di ritrovare qualche energia per riscendere in campo.
E allora abbiamo aspettato, riflettuto e rifiatato, anche perché tanti di voi ci hanno scritto (via messaggi, via commenti, via questionario) che in Contrasti hanno sempre trovato un’oasi, una boccata d’ossigeno o comunque un punto di vista – con il quale, viva Dio, essere anche in disaccordo – che però sia stimolante, destabilizzante, che aggiunga qualcosa non solo nella condivisione ma pure nella contrapposizione: perché è il conflitto che fa la storia e crea qualcosa di nuovo, da sempre. Per questo forse l’Angolo del Brasile ha portato tanti ‘adepti’ e altrettanti acerrimi avversari. E per questo, probabilmente, negli anni Contrasti ha fatto così discutere, detrattori e non.
La verità è che non avevamo più voglia di scrivere, di spiegare, di esporre laddove a regnare erano chiacchiera, curiosità ed equivoco, una triade mortifera per chiunque abbia velleità di impostare un dibattito culturale autentico, anche se nello sport. Ma così facendo abbiamo lasciato spazio ai generici generalisti e alle loro sparate, ai nerd onanisti e alle loro stronzate, ai crociati progressisti con le loro agende radical-snob e ai nostalgici vittimisti con le loro lagne da bar sport. Gli uni contro gli altri, come giochisti e risultatisti, laddove ogni posizione diventa un trend ma anche un’appartenenza politico-esistenziale, come aveva meravigliosamente scritto il nostro amato/odiato Brasile.
Ecco allora la prima novità del nuovo anno: ci si è riacceso qualcosa dentro. Pure perché se si sta altrove, qui, si fa la fine degli eremiti sui monti.
Vogliamo tornare a fare critica, ma di alto livello, a valorizzare le nostre firme e rappresentare una voce tanto impeccabile dal punto di vista dello stile quanto battagliera da quello dei contenuti. Fare la guerra ma con eleganza, puntando a sporcarci (e snaturarci) il meno possibile e tuttavia non risparmiando le stoccate. Vogliamo continuare a difendere lo spirito di quei disperati anacronistici degli ultras, ultimi romantici che vivono contro l’evidenza e lo zeitgeist, ma a ‘fustigarli’ quando diventano degli influencer delle curve o delle srl del crimine – viva i banditi, abbasso i criminali o gli aspiranti mafiosi. Vogliamo poter attaccare gestioni come quelle di Urbano Cairo, o scrivere che Mbappé e compagni non fanno politica bensì (facile) posizionamento mediatico/commerciale – e che Leon Goretzka non vale Paolo Sollier o Paul Breitner.
«Ho sentito dire che i calciatori devono essere impegnati socialmente, come gli artisti. Ma gli artisti – il 90% di loro sono attivi in cose facili, senza alcun rischio. Dove è rischioso, non si schiera nessuno. Le persone lo accettano perché sono ‘esempi’. Ma sono esempi a buon mercato, esempi di pecore a buon mercato!
Ci sono molti esempi di pecore a buon mercato, nel calcio, come dappertutto. È solo business. Dicono di essere contrari a questo o quello, ma è sempre la cosa più facile. Oggi è il clima, che è positivo, ma pensi di essere davvero impegnato e di prenderti dei rischi perché dici: ‘Dobbiamo stare attenti al clima’? Questi sono falsi ribelli. Tutto ora è facile».
Intendiamo approfondire sempre di più le storiche piazze italiane e i club di provincia, con i veri e propri mondi che si portano dietro. Scrivere di serie minori e sottoculture, di derby e rivalità. Pubblicare editoriali scorretti ed elogi della caccia. O chiederci, da Italiani, perché gli Italiani non tifino la nazionale. Alternare la critica sfervante dei papelitos a voli pindarici in cui divaghiamo pure dallo sport, perdendoci in ritratti al limite di Mishima o Shimoi; trattare sportivamente Che Guevara e Gramsci, Berlinguer, Cossiga e Craxi, D’Annunzio e Italo Balbo, Gheddafi e Perón, e passare dalla teologia di Raztinger alla filosofia di Severino alla mistica di Battiato, sviando poi nella musica e nella letteratura.
Alto e basso, cultura e critica.
Non abbiamo alcuna intenzione di adagiarci a un racconto sportivo sempre più piatto, a tratti asfissiante, al giornalismo nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Per questo torneremo un po’ alle origini, almeno come spirito: spada e fioretto mettendo in discussione tutto e tutti, a partire da noi stessi, cercando nuove sintesi anche perché qui, per restare vivi, bisogna lavorare di fantasia – ed è un grande problema delle nostre società: drogati di immagini, non abbiamo più immaginazione. Dovremo provare a leggere i mutamenti sociali, culturali e sportivi, anticipare reazioni e tendenze, essere avanguardia e non scadere nella scontata, autoassolutoria (e fine a se stessa) nostalgia.
Raccoglieremo in questo i vostri suggerimenti e daremo più spazio, come molti ci hanno chiesto, a due categorie del nostro sito: CRITICA e TIFO. Anche perché sono ambiti che ci definiscono. Gli articoli settimanaliriservati agli abbonati passerannodagli attuali due a tre, uno sempre dedicato alle dinamiche del tifo e uno – tendenzialmente, poi dipende dagli eventi della settimana – all’interpretazione data dalle nostre migliori firme. La newsletter domenicale verrà poi cancellata nella sua forma attuale, pure perché nel questionario che vi abbiamo spedito uno solo di voi ha risposto di essersi abbonato per quella (un po’ ci dispiace per lui), e questo ci ha fatto interrogare.
Leggi, approfondisci, rifletti. Non perderti in un click, abbonati a ULTRA per ricevere il
meglio di Contrasti.
In compenso, in un’ottica di variazione dell’offerta, abbiamo pensato a due novità per gli abbonati: il podcast e il cartaceo. Per quanto riguarda il primo ci saranno tematiche, dall’attualità alla geopolitica e al tifo, che accompagneranno gli iscritti a Contrasti ULTRA per la prossima stagione. L’intenzione è quella di inaugurare un qualcosa di più strutturato rispetto ai podcast già fatti in passato, con ospiti di peso invitati di volta in volta ma senza un vero e proprio filo conduttore. Partiremo con una serie firmata da Tommaso Lavizzari, giornalista e autore radiofonico, dal titolo “Sportivo sarai te” (un omaggio al libro Sportivo sarà lei di Beppe Viola) e dallo spirito impolitico e inattuale, che analizzerà i fatti di attualità con una prospettiva originale e controcorrente.
E poi, sogno più o meno incoffessabile dal giorno uno, feticismo nostro e non solo – se avessimo un euro per ogni volta che qualcuno ci ha chiesto “ma quando lo fate?” saremmo Stellantis – il cartaceo.
Grazie alla collaborazione con Eclettica Edizioni di Alessandro Amorese e con la rivista “Fuori Gioco”, infatti, riusciremo a produrre due volumi l’anno con una selezione di alcuni tra i migliori articoli pubblicati sulle nostre colonne. Verranno impaginati e spediti gratuitamente ma solo a chi ha sottoscritto l’abbonamento annuale, mentre gli altri potranno trovarli in vendita sul sito di Eclettica. Vi aggiorneremo su tempi e modi di realizzazione ma sarà finalmente l’occasione di portare su carta, da buoni anti-moderni e aspiranti collezionisti, i nostri contenuti.
Infine l’Angolo del Brasile, che verrà svincolato dalla catena di montaggio domenicale, come la chiama lui, e tornerà ad infiammare gli animi degli apocalittici – e a tormentare quelli degli integrati – quando e come vorrà, lampo nella notte del mondo: l’ho incontrato quest’estate e credo si sia ulteriormente radicalizzato, danzando ancor di più sul filo teso tra genio e follia. A volte potrà scrivere due volte in cinque giorni, altre sparire per un mese, ma lui tornerà sempre e solo per gli abbonati di Contrasti ULTRA e non potremmo esserne più felici/preoccupati.
Queste insomma le principali novità, posto che sottotraccia lavoriamo ad altri progetti – piuttosto impegnativi – che però, come sempre in questi casi, hanno i loro tempi e ostacoli tecnici. Quel che è certo è che ci siamo ricaricati, abbiamo ritrovato nuove e addirittura insperate energie e siamo entrati in un’ottica in cui questa rivista, diventando adulta insieme a noi, è ormai in una nuova stagione della sua vita. Sicuramente dovremo cambiare qualcosa, ma la sfida sarà farlo rimanendo fedeli a noi stessi. Noi che proviamo ancora a rispettare, come ci aveva insegnato ai tempi Massimo Fini, una promessa che ci siamo fatti da ragazzi: quella di rimanere ribelli, almeno con lo spirito, per tutta una vita.
Abbiamo grandi progetti per il futuro, ma prima vogliamo raccogliere suggerimenti, pareri e critiche. Abbiamo preparato qualche domanda per Voi. Badate bene: non è un semplice questionario ma un appuntamento per entrare nella nostra storia.