Una macchina fedele alla linea, bellissima, rossa per vocazione: il ritorno del mito.
In quell’orgasmo collettivo motoristico che sono le Finali Mondiali a Imola è stato presentato il nuovo sport-prototipo Ferrari, quello che riporterà il Cavallino Rampante all’epica, all’etica, al pathos e a Le Mans. Al motorsport puro, insomma. Questa volta siamo davvero di fronte a un sogno sportivo che si realizza, dopo tanto tempo passato a sonnecchiare, dimenticando quanto può essere entusiasmante il motorsport. Si chiama 499P e dopo 50 anni riporterà la Ferrari a giocarsi la vittoria assoluta nelle gare di durata più gloriose del mondo.
Una Ferrari fedele alla linea, bellissima, rossa per vocazione con delle linee gialle a contrasto per richiamare l’identità di Maranello, potente e si spera velocissima tra i cordoli di tutto il mondo. Un connubio di caratteristiche impressionante e allo stesso tempo italianissimo, basti pensare che la squadra di tecnici, ingegneri, motoristi e meccanici che ha sviluppato il prototipo si è interfacciata anche con il centro stile per renderla esteticamente un gioiello di valore assoluto. Un ritorno ai fasti d’un tempo, alle 330 P3 di Le Mans ‘66, che facevano esclamare agli avversari della Ford “se fosse un concorso di bellezza, avremmo già perso”.
Coerente con la filosofia ferrarista anche la scelta di (ri)entrare nelle corse di durata con il regolamento LM-h che prevede di sviluppare la vettura in toto, dal telaio, al motore, alle sospensioni. Come giustamente sottolinea Emiliano Perucca Orfei di Automoto.it, se la casa di Maranello avesse scelto il regolamento LMD-h, che prevede una serie di componenti tecnici standard in comune con le altre squadre (come il telaio), non sarebbe stata una “vera” Ferrari. Scelte coraggiose, ambiziose ma soprattutto all’altezza del Cavallino Rampante.
Avrà sicuramente la benedizione di Enzo da lassù, questa operazione, che non solo accende i cuori dei nostalgici, ma può anche conferire nuova linfa vitale al prodotto di serie e al marchio, povero di risultati sportivi di rilievo assoluto da troppo tempo. E perchè no far trovare nuovi spunti per nuovi appassionati attraverso non (solo) il marketing, ma con valori inderogabili, l’epicità del motorsport: eroismo, velocità, forza mentale, resistenza, tutte caratteristiche squadra, piloti (da annunciare) e questa Ferrari 499P dovranno dimostrare dal prossimo anno, quando sarà il centesimo anniversario della 24 ore di Le Mans, kermesse francese senza dubbio apice di ogni forma competitiva di automobilismo su pista.
Con una schiera di costruttori come Porsche, Peugeot, Alpine, Toyota, Glickenhaus, Acura, Cadillac, nell’attesa di BMW e Lamborghini, nel 2024, il Mondiale WEC sta tornando ad affascinare pubblico ed appassionati da tutto il mondo mettendo in discussione, per fascino, tipologia di gare, valori in campo, aspetti tecnico-sportivi, il primato assoluto della Formula 1. Il debutto della nuova Rossa sarà a Sebring alla 12 ore, altra classica dello Slam mondiale, e sarà il primo banco di prova per testare se Ferrari sarà all’altezza di Ferrari. Ovvero vincere sempre, essere i migliori al mondo e dimostrare la qualità dei prodotti realizzati nella bottega italiana.
Non sarà l’unico ritorno all’epica per quanto riguarda il motorsport italiano a partire dal 2023, perchè anche il marchio Isotta Fraschini si aggiungerà al parterre de rois del nuovo campionato Endurance, con il prototipo “Tipo 6”. Quella che fu l’automobile del Re d’Italia, di Papa Pio XI, di D’Annunzio, quello stesso marchio ostentato da Rodolfo Valentino e portato al successo cinematografico da Gloria Swanson, tornerà a calcare le piste mondiali grazie alla Scuderia Michelotto.
A questo punto viene da chiedersi: l’era ibrida può essere davvero un rinascimento per il motorsport? Senza dubbio sì, lo sta dimostrando il regolamento tecnico del WEC, il conseguente interesse da parte delle Case e l’entusiasmo dei fan, ma non solo, il parallelo sviluppo dei carburanti sintetici da parte di Formula 1 e auto da rally: questa sintesi pare sempre più la soluzione percorribile per sfuggire a quell’apocalisse motorsportiva che passa sotto il nome di “elettrificazione”.