La violenta storia della Leeds United Service Crew.
Basta dare una rapida occhiata all’ottima pagina Wikipedia dedicata al fenomeno hooligans nel Regno Unito per rendersi conto che la lotta alla violenza negli (e fuori dagli) stadi, nel 2020, è ancora un tema caldo nell’agenda della UK Police. Il ritorno del Leeds United in Premier League, dopo 16 anni, non è slegato ma anzi intimamente unito a questo problema. Va dunque almeno parzialmente rivista la celeberrima frase pronunciata nel film Il maledetto United:
«È la migliore squadra del Paese, il Leeds! Migliori giocatori, miglior stadio, miglior staff. Sono i migliori in tutto!».
Proprio tutto? Forse no. Il Leeds, che negli anni ’70 è la più grande squadra d’Inghilterra, capace di incantare il Regno Unito e l’Europa sotto le gesta dei vari Bremner, Hunter, Grey e Clark, all’inizio degli anni ’80, il periodo cioè in cui il fenomeno hooligans, già avviato nei ’70, prende piede estendendosi a macchia d’olio prima in UK e poi in tutto il continente europeo, vive il suo declino sportivo. Disgraziatamente per la polizia e le tifoserie fronteggiate dalla Service Crew – il nome di battesimo della frangia più violenta e numerosa dei tifosi del Leeds United –, al tracollo calcistico risponde, inversamente proporzionale, un’impennata delle violente azioni hooligans della Crew in giro per l’Inghilterra.
In Europa, invece, la Service Crew proprio non è ammessa. Almeno dal 28 maggio del 1975. Nel corso della finale di Coppa dei Campioni con il Bayern Monaco al Parco dei Principi di Parigi, la polizia francese viene messa a dura prova dai tifosi del Leeds United. Numerosi accoltellamenti e scontri di ogni genere si accompagnano ad un coro unanime, che guida la tifoseria Leeds come in preda ad un’estasi di violenza e sangue in pieno stile Arancia Meccanica (capolavoro di Kubrick datato 1971):
«We are the Champions, Champions of Europe», urlano a squarciagola i tifosi del Leeds United, alticci e brutti da vedere.
Catalogo sciarpe in vendita all’esterno di Elland Road, in tipico stile Leeds United (Mandatory Credit: Action Images / John Rushworth)
Il coro assume tutto il suo fascino inserito nel contesto, tipico di un’ironia inglese mai del tutto tramontata. Il Leeds infatti perde la finale, ma i tifosi della Service Crew cantano come se nulla fosse. Gli scontri con la polizia, già pensati prima della partita, e poi favoriti dai gradi d’alcool presenti nelle vene dei Leeds, trovano un movente perfetto nell’atteggiamento – a dir poco ambiguo – dell’arbitro francese: il signor Michel Kitabdjian.
Prima del 2-0 dei bavaresi, infatti, Peter Lorimer, attaccante del Leeds United, segna una rete inspiegabilmente annullata dal direttore di gara; ancor prima di quest’episodio, il Leeds si era visto inoltre annullare ben due rigori – di cui almeno uno solare – sempre dal simpatico arbitro. La pacata reazione della Service Crew: seggiolini staccati dagli spalti e lanciati in campo; il delirio. Tutto questo porterà alla squalifica del Leeds United dalle competizioni europee; è il primo club inglese a portare sulle proprie spalle una tale onta – che per i tifosi della Service Crew è, tutt’al contrario, un vero e proprio vanto. Qui inizia la nostra storia.
La nascita della Leeds United Service Crew
Lo Yorkshire è una contea spaccata in due dalle vecchie divisioni amministrative. Ha i propri rancori storici e le proprie antiche e temibili lealtà tribali. È una roccaforte del gioco del rugby, ma in queste lande cresce, insieme a quella per la palla-ovale, anche la passione per il football. E in forme per lo più violente: in una delle patrie della Acid House e, quasi per contraccolpo culturale, anche del fenomeno Casuals, cresce l’animo tutt’altro che gentle dei ragazzotti appartenenti alla Service Crew, il gruppo più violento di tifosi inglesi insieme agli Zulu di Birmingham.
Leeds è, insieme a Sheffield, la più rumorosa ed estesa area dello Yorkshire. Ci troviamo, precisamente, nel Nord-Est dell’Inghilterra. Vicina al mare, lo Yorkshire è la contea più grande del Regno Unito. Qui nasce e si sviluppa la Service Crew del Leeds United. Il suo luogo natio è diviso tra i più malfamati pub della città, in una frazione chiamata Leeds Corn Exchange: Star and Garter, the Scotsman, the Regent, Robin Hood, the Duncan, the Nag’s Head e the Snake Pit. Ad oggi, solamente il Duncan e il Regent sono ancora aperti.
«Leeds United fans can seriously damage your health. You have been warned!!!», recita il “cartellino” di presentazione apposto sulle bandiere e gli adesivi, gli stendardi e le magliette della Crew.
Il look Leeds veniva ridicolizzato dalla fanzine The End, riferimento culturale del mondo Casuals negli anni 80 e 90. Johnny L., su Casuals di Phil Thorton, Boogaloo Publishing, p. 111, spiega: «Il look Leeds… cappello deerstalker con lamette da barba scotchate sotto il bordo, guanti gialli con righina blu e un paio di Adidas Rom. Un look unico. Senza tempo. Classico».
Al di là dello stile, tanto classico da essere quasi trash, c’è però un altro aspetto che va qui sottolineato: «Il Leeds United era impantanato in Second Division [negli anni ‘80]. Gli spettatori allo stadio erano diminuiti ma il numero dei lad sembrava in crescita. La nostra reputazione fuori dal campo però aiutava a tirare fuori il peggio. Le trasferte erano una cosa folle. I locali, tifosi e polizia, volevano sempre provarci con noi». E loro, i tifosi del Leeds, volevano sempre provarci con locali, tifosi avversari e polizia.
Gli episodi più violenti registrati dalla cronaca
Come contro il Grimsby in Seconda Divisione, nella stagione 1982/83. È la prima partita del campionato e il Leeds è appena retrocesso dalla First Division. Seicento tifosi del Leeds alloggiano, la sera precedente l’incontro, a Cleethorpes. Un po’ come gli orchi a hobbiville, scatenano l’inferno. La cittadina, di appena 20.000 abitanti, viene messa a ferro e fuoco dai tifosi della Service Crew.
The Sun intitolerà, il giorno successivo: «an orgy of drinking, looting and fighting». Nel novembre dello stesso anno, questa volta in casa ad Elland Road, durante un turno di FA Cup contro il Newcastle United, due giocatori dei Magpies vengono quasi colpiti da un fumogeno scagliato in campo a partita in corso. Rimangono gravemente feriti. Inutile qualsiasi squalifica; i tifosi del Leeds sono animali e sono in tanti. Almeno 2000 gli appartenenti alla Crew, impossibile distinguere i più facinorosi.
I tifosi del Leeds United in pieno fervore Casuals, durante la FA Youth Cup, contro il Manchester United all’Old Trafford (foto George Wood/Getty Images)
La cronaca nera si arricchisce l’11 maggio del 1985, quando, nel giorno dell’incendio (e del Disastro) di Bradford, un tifoso del Leeds United, Ian Hambridge, 15 anni, muore in seguito al collasso di un muro del St. Andrew’s Stadium. Tutto nasce in seguito ad una carica della polizia che, allarmata dall’avanzata dei tifosi del Leeds United in direzione dei tifosi del Birmingham, raggruppa i primi e isola i secondi. Nel far ciò, comprime gli oltre mille tifosi della Service Crew spalle al muro – nel senso letterale dell’espressione. 96 poliziotti rimangono feriti, muore un ragazzo che, probabilmente, non c’entrava nulla con i mille di cui sopra.
Il fatto è gravissimo e richiederebbe un articolo a parte. L’evento viene descritto dalla stampa dell’epoca «more like the Battle of Agincourt than a football match». Quella tra tifosi del Leeds United e Birmingham City rimane una delle rivalità più pericolose del mondo. E non da quel giorno.
Nel gennaio del 1987, la reputazione del club di Leeds è tanto cattiva che, quando The Peacocks vengono sorteggiati con la formazione non-league del Telford United, in FA Cup, il club di Shropshire si rifiuta di ospitare l’incontro al Bucks Head, lo stadio di casa; la partita verrà giocata a 30 miglia di distanza – non proprio una sciocchezza – nello stadio del West Bromwich Albion, The Hawthorns.
Immagine del 2020. Lo spirito bollente dei tifosi del Leeds non si è affatto placato col tempo (foto George Wood/Getty Images)
È datato 5 maggio 1990 l’ultimo grave episodio di violenza dei tifosi del Leeds United. Quel giorno I pavoni si giocano sul campo del Bournemouth la possibilità di accedere alla Premier League. È una finale, purtroppo per polizia, tifosi di casa e gente del posto. Il Leeds United vincerà quella partita, ma gli scontri con la polizia faranno registrare un bollettino inquietante: 104 persone arrestate e 12 poliziotti feriti.
Nel 2007, in una situazione aggravata dal momento storico della squadra, il Leeds si gioca lo spareggio per rimanere in Championship e non scendere in League One, contro l’Ipswich Town. La formazione ospite pareggia all’ultimo secondo, decretando l’inferno della third tier ai padroni di casa. La Closed Circuit Television (CCV), pur operante ad Elland Road, dove una stanza è appositamente dedicata al monitoraggio dei tifosi all’interno (e anche all’immediato esterno) dello stadio, non riesce ad arrestare la furia della Service Crew.
Cento dei duecento tifosi che invadono il campo si dirigono nel settore ospiti dell’Ipswich Town in preda ad un’adrenalina omicida mista a delusione sportiva – nessun mix è più letale per una tifoseria già calda di suo. È l’ultimo episodio di una tifoseria che, a distanza di 16 anni dall’ultima volta, si appresta a tornare in Premier League, forte di un progetto serio, guidato da un uomo loco, contraltare sportivo di una tifoseria altrettanto folle.
In copertina: 19 luglio 2020, i tifosi del Leeds United festeggiano al Millennium Square di Leeds la promozione in Premier League (foto George Wood/Getty Images)