Calcio
26 Aprile 2023

Peter Lim, l'uomo che ha dilaniato il Valencia

Con il beneplacito di Jorge Mendes.

Pur venendo da una fondamentale vittoria in casa dell’Elche, il Valencia si ritrova terzultimo in piena lotta retrocessione dopo 30 partite di campionato. Dopo più di 35 anni consecutivi in massima serie, c’è dunque il serio rischio di assistere ad una storica retrocessione in Segunda Divisiòn per il “Pipistrello”. Sarebbe la fine (in tutti i sensi) della controversa presidenza del miliardario singaporiano Peter Lim, detestato ormai da tutta la tifoseria, organizzata e non. Come si è arrivati però a questo punto? Quali sono gli effettivi demeriti di Lim nell’oscena gestione societaria del club?


Chi è Peter Lim?


Peter Lim nasce il 21 maggio del 1953 a Singapore da una famiglia modesta (padre pescivendolo e madre casalinga), ma malgrado le difficili condizioni economiche della famiglia riesce a diplomarsi prima e, dopo essere emigrato in Australia, a laurearsi poi (in finanza e contabilità), riuscendo a mantenersi lavorando come cuoco in un fast food australiano, il Red Rooster. Pare che sia proprio dopo aver studiato la nascita e lo sviluppo del business di tale catena che a Lim sia scattata la molla che lo ha definitivamente convinto a proiettarsi nel mondo finanziario.

Riesce a diventare agente di Borsa e in pochi anni fattura milioni di dollari, per poi abbandonare l’attività e iniziare quella di investitore privato, con i soldi accumulati: detto fatto, la sua fortuna monetaria si chiama “Wilmar International”, allora piccola azienda di Singapore produttrice di olio di palma, che a metà anni Novanta viene rilevata da Lim per 10 milioni di dollari e che in 15 anni si trasforma in una multinazionale del settore fatturando miliardi.



Nel 2010 Lim vende l’azienda e con i soldi incassati diventa ufficialmente miliardario, iniziando ad investire grossa parte del patrimonio in nuovi settori potenzialmente remunerativi, tra cui le società di calcio: dopo aver tentato di acquistare prima il Liverpool e poi il Milan, nell’ottobre del 2014 riesce ad acquisire la maggioranza azionaria (l’83%) del Valencia per 400 milioni di euro, riuscendo a salvare il club da un potenziale fallimento per i troppi debiti accumulati nel corso degli anni con le banche.

Il Valencia nella prima metà degli anni 2000 aveva vissuto un periodo d’oro dal punto di vista dei risultati sportivi, con la conquista di due Liga (2001-02 e 2003-04) una Coppa Uefa e una Supercoppa Uefa (entrambe nel 2004), oltre che di due finali consecutive di Champions raggiunte nel 2000 e nel 2001. Come accaduto per altri club in quegli anni, però, mentre i trofei arrivavano i debiti si accumulavano e subito dopo la crisi finanziaria del 2008 la situazione iniziò ad essere quasi insostenibile, con il debito che toccò quota 500 milioni di euro e che portò ben due presidenti a dare le dimissioni nel giro di 5 anni, incapaci di risolvere la situazione e di trattare con le banche per le scadenze dei pagamenti, fino a che nel 2014 non si arrivò alla messa in vendita ufficiale della società.

valencia maglietta
La splendida e storica casacca del 1979 conservata al Museo de las Ciencias Príncipe Felipe (foto Wikipedia)

Al momento del suo arrivo, Lim venne accolto dai tifosi in maniera più che entusiastica, non solo per avere salvato il “Pipistrello” dal fallimento ma anche per le enormi fortune economiche del magnate asiatico, che lasciavano presagire grandi investimenti per tornare a competere ad alti livelli sia in Liga che in Europa. Purtroppo però come vedremo le cose non andranno affatto bene né per la squadra né per i tifosi.


I risultati di Lim al Valencia


Dopo una prima stagione (2014-15) più che incoraggiante, con un quarto posto in campionato che ha permesso al Valencia di qualificarsi in Champions League senza difficoltà, ci si sarebbe aspettato da un proprietario sulla carta “ambizioso” un’ulteriore rinforzamento della rosa, un salto di qualità con acquisti importanti per mettere maggiori pressioni a Barcellona, Real e Atletico Madrid e cercare di lottare sin da subito per la Liga. Al contrario, Lim venderà tutti i giocatori migliori stagione dopo stagione, impedendo così al “Pipistrello” di competere realmente per le posizioni di alta classifica.

Otamendi, Mustafi, Andrè Gomes, Paco Alcàcer, Joao Cancelo, Ferran Torres. Tutti ceduti a cifre importanti e rimpiazzati da giocatori, di solito giovani promettenti, anch’essi ceduti dopo poco tempo. Anche dietro il benestare di Mendes, al Valencia con Peter Lim non c’è mai stata la reale volontà di competere ma solo di fare un buon lavoro di player trading, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

I due giocatori migliori della squadra, ovvero Carlos Soler e Goncalo Guedes, sono stati ceduti rispettivamente a PSG e Wolverhampton per un totale di 60 milioni di euro, e sono stati sostituiti molto male (i vari Kluivert, Castillejo, Lino non sono evidentemente all’altezza), oltre al fatto che la maggior parte di quei soldi sono stati utilizzati per rimpinguare le casse societarie stremate da debiti (su questo punto torneremo più avanti), e sul campo queste scelte si pagano: il Valencia si trova ora con una rosa di modesto livello e, come detto in precedenza, rischia seriamente la retrocessione.

debiti valencia
Immagine da Footy Accumulators dell’attuale classifica e dei debiti societari sotto la gestione Lim al 23 aprile 2023 (Twitter)

Anche sul fronte degli allenatori c’è stata ben poca continuità, considerato che in 9 anni di presidenza Lim ci sono stati ben 14 cambi in panchina tra esoneri e dimissioni, ultimo dei quali Gennaro Gattuso, che come il connazionale Cesare Prandelli 5 anni prima ha lasciato di sua spontanea volontà il club, pur con motivazioni differenti. Gattuso per i deludenti risultati, Prandelli per contrasti con la società (e non è l’unico tecnico ad aver avuto questo tipo di problemi). Le cose vanno anche peggio con i direttori sportivi, 8 diversi in 9 anni.

Questa instabilità societaria, sia in campo che dietro la scrivania, è lo specchio perfetto della fallimentare gestione amministrativa del miliardario asiatico e del suo staff.

Inoltre Lim stesso passa gran parte del proprio tempo nel suo Paese natale, presenziando molto raramente al Mestalla, cosa che ha contribuito ancora di più a renderlo inviso ai suoi tifosi, ai loro occhi ormai un’usurpatore in piena regola. E gli scandali in società non sono certo mancati anzi. L’ex presidente del club Anil Murthy è stato licenziato la scorsa estate dopo che il giornale sportivo “Superdeporte” aveva pubblicato degli audio piuttosto compromettenti nei suoi confronti, in cui il dirigente singaporiano minacciava di diffamare pubblicamente sulla stampa uno dei suoi calciatori Carlos Soler.

VALENCIA PETER LIM
I tifosi del Valencia contro Peter Lim

La “ciliegina sulla torta” è ben rappresentata da un post su Instagram pubblicato nell’estate del 2020 dalla figlia dell’imprenditore, Kim Lim, che ha risposto in questo modo alla marea di contestazioni riservate al padre: “il club è nostro e ci facciamo ciò che vogliamo, e voi non potete dirci nulla. Questa roba qui si commenta da sola.

Le motivazioni della contestazione dei tifosi insomma hanno delle ragioni ben fondate. In quasi dieci anni di presidenza Lim ha sempre venduto i giocatori migliori, peggiorato la qualità della rosa e creando confusione a livello societario. Inoltre, in questi anni, è aumentato in maniera esponenziale il debito finanziario della società con le banche, che attualmente è quantificabile in più di 1.7 miliardi di €, riportando de facto la situazione alla stessa gravità del 2014 (anzi molto peggio). Ogni villain che si rispetti, poi, ha sempre avuto un “braccio destro”, un partner in crime, qualcuno che lo aiuti a portare a termine gli affari facendo in modo di sporcarsi le mani il meno possibile. Nel caso di Lim, parliamo di uno dei personaggi più noti nel panorama calcistico mondiale: il re degli agenti sportivi Jorge Mendes.



Mendes è un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, tuttavia la sua attività al Valencia è poco nota (purtroppo) e necessita di essere sviscerata, insieme ad i suoi rapporti molto (troppo) stretti con Lim. Sembrerebbe secondo alcune indiscrezioni che sia stato proprio il “superagente” portoghese a convincere il singaporiano ad investire nel mondo del pallone, garantendogli profitti sicuri sia nel breve che nel lungo termine. Subito dopo l’acquisizione del club, i primi due acquisti della presidenza Lim sono stati Rodrigo e Andre Gomes, provenienti entrambi dal Benfica e, guarda caso, entrambi rappresentati dalla Gestifute, l’agenzia legale di Jorge Mendes.

Il primo allenatore della nuova proprietà chi è stato? Nuno Espìrito Santo, portoghese e anche lui rappresentato dalla Gestifute. Inizialmente si poteva pensare ad una semplice coincidenza, ma quando tifosi e addetti ai lavori si sono accorti che ad ogni sessione di mercato successiva il club acquistava ogni volta uno o più giocatori di cui Mendes era l’agente (Garay, Cancelo, Enzo Perez, Santi Mina ecc…), beh era chiaro che qualcosa di strano c’era. D’altra parte il modus operandi di Mendes nelle società sportive è ormai noto.



Non era certamente un caso che mentre il fatturato della Gestifute cresceva, con quasi 90 milioni di euro guadagnati nel solo 2015, il debito societario del Valencia continuava a crescere (già nel 2016 era passato da 250 milioni circa a quasi 350 milioni). Era chiaro ormai a tutti lo sporco gioco del duo Lim-Mendes: al primo serviva qualcuno che lo aiutasse a fare soldi facili nel calcio, ma solo per arricchire il suo patrimonio, al secondo non serviva altro che una società-satellite da amministrare (quasi) in segreto, unicamente per spostare i suoi assistiti e guadagnarci con tutti gli interessi.

Mendes un’operazione simile già la stava facendo col Monaco in Francia (spalleggiato dall’oligarca russo Dmitrij Rybolovlev) e con il Wolverhampton in Inghilterra.

Ed ecco quindi che si spiega l’origine di tutti i mali, dal caos tecnico e societario, sino alla crisi di liquidità e alla contestazione della tifoseria: tutte quante hanno come causa scatenante il giro d’affari della coppia Lim-Mendes alle spalle della stessa società che teoricamente (quantomeno il singaporiano) dovrebbero rappresentare, ma che de facto è stata sinora utilizzata unicamente per incrementare il portafoglio personale del duo. Chiunque abbia osato, tra allenatori e dirigenti, alzare la voce e/o ribellarsi a questa vergognosa operazione è stato immediatamente licenziato o costretto alle dimissioni.


Il caso Marcelino


I due casi più clamorosi riguardano quelli dell’allenatore Marcelino e del direttore sportivo Mateu Alemany (entrambi in carica dal 2017 sino al 2019): dopo due stagioni fallimentari dal punto di vista dei risultati (2015-16 e 2016-17, entrambe concluse al 12esimo posto in Liga), il duo in campo e in scrivania seppe riportare il “Pipistrello” a degli ottimi livelli, con le successive annate concluse entrambe al quarto posto (riportando il club a giocarsi la Champions) e soprattutto con la conquista di un trofeo, la Copa del Rey, vinta nel 2019 battendo in finale il Barcellona per 2 a 1 (a 11 anni dall’ultimo titolo).

Tutto bene quindi? Per i tifosi e gli addetti ai lavori assolutamente sì, ma per il duo Lim-Mendes no: questo perché malgrado i positivi traguardi raggiunti il duo Marcelino-Alemany si era largamente opposto (giustamente) agli sporchi affari dei loro superiori.

Il singaporiano inoltre non prese affatto bene la vittoria della Coppa nazionale (unico caso al mondo di presidente scontento per la vittoria di un titolo probabilmente), poiché insisteva che l’unico obiettivo fosse la qualificazione alla prossima Champions e il percorso in Copa del Rey una distrazione per la squadra: come confermato dallo stesso Marcelino in un’intervista “abbiamo fatto ciò che i tifosi volevano, rispettando la storia di un grande club come questo. La dirigenza ci disse di non provare a vincere il trofeo e di non schierare i giocatori migliori”; e ancora sulla presidenza Lim “stava andando tutto bene, ma abbiamo un proprietario che è stato capace di distruggere una squadra in un tempo record (…) Non so seppure se il calcio gli sia mai piaciuto.”

parejo copa del rey valencia marcelino
Dani Parejo alza al cielo la Copa del Rey 2019

Oltre a ciò sia Marcelino che il direttore sportivo Alemany si opposero fortemente alla cessione di Rodrigo all’Atletico Madrid, poi saltata anche grazie alla loro insistenza, che però fece capire loro che la direzione intrapresa dalla presidenza era quella (vendita dei giocatori migliori) e che opporsi nel lungo periodo sarebbe stato inutile. Alla fine vennero entrambi licenziati all’inizio della stagione 2019/20, ma il loro allontanamento era nell’aria da tempo.

Forse quello però non è neanche il più grave degli episodi targati Lim-Mendes. Vi ricordate la parentesi di Gary Neville al Valencia? Per quale motivo Lim scelse un allenatore senza la minima esperienza alla guida della sua squadra? Facile: per un giro di affari. Infatti Lim è il co-proprietario del Salford City, club della provincia di Manchester, di cui Gary Neville (insieme ad alcuni dei suoi ex compagni allo United, tra cui Beckham, Scholes e Giggs) è appunto il principale investitore. I risultati? Ovviamente disastrosi.

Un lieto fine per ora sembra essere molto lontano, anche se pare che Mendes abbia allentato un po’ la presa sul club, visto che attualmente in rosa è presente soltanto uno dei suoi assistiti (Thierry Correia): una piccola luce in fondo al tunnel? I tifosi del Valencia lo sperano, ma per ora suona più come una magra consolazione. In attesa che il Pipistrello venga liberato, tornando a tuonare sui campi di Spagna e d’Europa come merita.

Ti potrebbe interessare

Wales, Golf, Madrid. In that order
Ritratti
Marco Metelli
26 Aprile 2022

Wales, Golf, Madrid. In that order

Perché Gareth Bale è una leggenda.
Jorge Alberto Gonzalez
Ritratti
Remo Gandolfi
22 Settembre 2018

Jorge Alberto Gonzalez

El Magico.
Hector Cúper
Ritratti
Marco Metelli
23 Novembre 2017

Hector Cúper

Fenomenologia di un antieroe.
Le finali non si giocano, si vincono
Calcio
Gianluca Palamidessi
27 Maggio 2021

Le finali non si giocano, si vincono

Il Villarreal è campione d'Europa.
Lo strano caso di Aritz Aduriz
Ritratti
Andrea Angelucci
11 Febbraio 2021

Lo strano caso di Aritz Aduriz

Compie oggi 40 anni un simbolo del calcio basco.