Ritratti
16 Gennaio 2021

Ecce Homo

Il cuore, le radici e le idee di Gennaro Gattuso.

Secondo John Berryman, molti uomini vivono senza sapere se sono o meno dei codardi. Molti, ma non Gennaro Gattuso. Gattuso è un duro che si definisce impulsivo e adrenalinico. A guardarlo sembra brutto e triste come il Milton di Fenoglio. È un Humphrey Bogart dallo sguardo umano, un lavoratore che bagna quotidianamente la polvere del suo troppo sudore. È un uomo d’altri tempi, figlio di un calcio che ormai non esiste più.

È un uomo umile, uno che in un mondo di luci non si sente nessuno e che arrivato al successo non ha mai dimenticato la sua terra. La provincia non è futile materia di ricordi, ma concreta stella polare dei suoi giorni. È un modo di essere, un fattore identitario. La Calabria per Gattuso è ovunque: nei suoi gesti, nel suo sangue e persino nelle sue parole:

“Mia moglie è italo-scozzese e molto spesso pensa in una lingua e parla in un’altra. Io uguale: penso in calabrese e parlo in italiano. Devo fare uno sforzo per trasformare dal dialetto all’italiano. È giusto così: ho lasciato casa a 12 anni, i miei genitori vivono giù. Quando uno porta avanti le origini e le tradizioni poi gli rimangono sempre dentro […]

Anche quando sogno lo faccio in calabrese. Sì, pure il mio inconscio parla in dialetto”.

gattuso insigne
Tutta la passione di Gennaro Gattuso con il suo capitano Lorenzo Insigne (ph Francesco Pecoraro/Getty Images)

Gattuso vive un paradosso. È ancora oggi vittima di una narrazione aberrante che lo ha sempre ingabbiato nel ruolo di quello grintoso ma limitato. In poche parole: Ringhio. La realtà è però ben diversa: Gattuso è un allenatore preparato e di alto livello. Il suo passato da cattivo non determina meccanicamente il suo presente, che è ricco di idee e contenuti.

Guardando una partita qualsiasi del Napoli si percepisce qualcosa di stridente. Da una parte c’è lui, paonazzo e smanioso in giacche troppo strette per contenere la sua rabbia; dall’altra la sua squadra, che produce un calcio piacevole, ricco di ordine e fraseggi palla a terra. Cercare il difensivismo è come pretendere di trovare una danzatrice nella Ballerina spagnola di Mirò. Lo spettatore deve farsene una ragione: le aspettative son destinate a rimanere disattese. Gattuso allenatore è radicalmente diverso dal Gattuso giocatore. L’emotività di ieri ha ceduto il passo a una rigida e maniacale programmazione: sui sentimenti e sull’impulsività prevalgono ormai i numeri e l’organizzazione.

E noi, ancora convinti che a dominare nel mondo del pallone sia la crudele imprevedibilità di Eupalla, gli uomini e non gli schemi, lo percepiamo comunque come un puro. È l’esempio di un’espressione oggigiorno abusata e quanto mai debole: è vero. In un calcio che vede dominare personaggi e non persone, maschere e non volti, Gattuso è l’eccezione che vorremmo ordinaria. È una specie in via d’estinzione, un oracolo di Delfi in un deserto di aridità contenutistica e di frasi convenzionali e stereotipate.

“Nel calcio, come nella vita, uno dei requisiti fondamentali è essere genuini. È una cosa che non si può imparare, te la porti dentro dalla nascita. E io che sono nato quadrato e settimino, di certo non morirò tondo”.

gattuso napoli
Gattuso durante un allenamento col Napoli (ph SSC NAPOLI/SSC NAPOLI via Getty Images)

Le sue conferenze stampa sono liberatorie, catartiche. Sono fiumi di parole sincere che gli argini del bon ton televisivo non possono contenere, fulmini che deflagrano all’improvviso tra le nubi annerite del nostro calcio. Gattuso è quanto di più lontano esista dalla logica dello star system e da un calcio che è sempre più un prodotto spettacolarizzato.

È la dimostrazione che si può arrivare al successo senza lavorare ossessivamente alla cura della propria immagine o della propria strategia comunicativa; che per veicolare dei messaggi non serve indossare felpe particolari, ma essere soltanto se stessi. Amiamo Gattuso perché vive di contrasti: è il divo anti-divo, il cattivo che ascolta Pupo, il Campione del Mondo che apre una pescheria a Gallarate.

“Sto quasi tutto il giorno a Milanello, disse ai tempi del Milan, quando torno chiedo ai miei figli come è andata a scuola. Solo mia figlia maggiore guarda un po’ i social, all’altro figlio non interessa; […] io non amo smanettare. Quando mi vedo in tv, cambio canale perché mi dà fastidio vedere la mia faccia”.

A pensare a Gattuso viene in mente il breve racconto Idolatria di Alejandro Jodorowsky:

“All’uscita dal concerto, le ammiratrici strapparono l’ombra al loro idolo, facendola a pezzi. Il cantante perdette peso. Un forte vento lo portò via”.

Forse è questo l’aspetto più importante. Gattuso non teme di mostrare al mondo le sue contraddizioni, i suoi limiti, la sua ombra. È un uomo non bello, che pensa in calabrese e parla in italiano, che di mestiere fa l’allenatore e che da piccolo sognava di fare il pescatore. Ma soprattutto è un uomo normale. Che di questi tempi, come diceva qualcuno, è un’impresa eccezionale. Sventurata la terra che ha bisogno di uomini normali.


Immagine di copertina © Rivista Contrasti


Gruppo MAGOG

Marco Armocida

32 articoli
La Juve di Allegri è come il bar sotto casa
Calcio
Marco Armocida
17 Gennaio 2024

La Juve di Allegri è come il bar sotto casa

In grado di fermare il tempo.
Caro Paul
Critica
Marco Armocida
04 Novembre 2023

Caro Paul

Lettera d'amore a Pogba.
Filip Kostic, l’arma umile del cross
Ritratti
Marco Armocida
01 Novembre 2023

Filip Kostic, l’arma umile del cross

Un dettaglio non da poco nell'epoca dei ruoli (e dei calciatori) liquidi.

Ti potrebbe interessare

Vivi di sogni infranti
Editoriali
Andrea Antonioli
21 Luglio 2017

Vivi di sogni infranti

Nell'epoca in cui vi offrono unicamente di diventare consumatori, noi vi proponiamo una battaglia senza quartiere al nulla che avanza: unitevi a noi invece di ingrossare le schiere dei fatalisti!
La guerra dei due mondi
Calcio
Andrea Tavano
16 Dicembre 2017

La guerra dei due mondi

Quattro finali di Coppa Intercontinentale, dal '67 al '70, passate alla storia per un particolare tratto distintivo che le accomuna: la violenza.
Apocalypse now
Interviste
Michele Di Virgilio
20 Novembre 2017

Apocalypse now

La débâcle azzurra è davvero lo specchio del Paese dal quale è stata generata? Dove ricercare le cause? E come ripartire? Lo abbiamo chiesto ad alcuni tra i migliori scrittori, giornalisti, blogger e sociologi di casa nostra.
Louis van Gaal, maestro di vita
Ritratti
Marco Metelli
17 Novembre 2021

Louis van Gaal, maestro di vita

L'evoluzione di un allenatore incredibile.
Cosa significano i deliranti cambi di Inzaghi
Calcio
Valerio Santori
21 Settembre 2022

Cosa significano i deliranti cambi di Inzaghi

Responsabilizzare i giocatori è una prassi superata.