Il Catania degli argentini guidati da Diego Pablo Simeone.
I periodi di transizione sono storicamente i momenti migliori per emergere e per realizzare qualcosa che merita di essere tramandato. La Serie A 2010-2011 è uno di questi. Lo sa bene Allegri, che insieme ad Ibrahimovic porta il Milan alla vittoria dell’ultimo Scudetto rossonero. Lo sa anche Guidolin, che compie un mezzo miracolo sportivo guidando l’Udinese fino ai preliminari di Champions League.
Lo sanno Pulvirenti e Lo Monaco, che non ci stanno a vedere il proprio Catania lottare solamente per la salvezza. Soprattutto, lo sa bene Diego Pablo Simeone, che ha un’occasione irripetibile per mettersi in mostra nel ruolo di allenatore.
Di lui, infatti, si parla molto bene nell’ambiente: ha già vinto due campionati in Argentina con Estudiantes e River Plate.
A dire il vero, quando el Cholo atterra a Fontanarossa, in una tiepida giornata di gennaio, tutti sanno chi è; otto anni da protagonista in Serie A non si dimenticano facilmente. Il suo ricordo da giocatore rischia però di offuscare il lavoro di allenatore, d’altronde sappiamo di molti giovani mister che, dopo un paio di stagioni deludenti e schiacciati dal peso della “passata” carriera, escono in fretta dai radar delle categorie maggiori. O peggio, diventano opinionisti di qualche talk-show sportivo.
Non è questo tuttavia il caso del Simeone allenatore. Di lui, infatti, si parla molto bene nell’ambiente: ha già vinto due campionati in Argentina con Estudiantes e River Plate. Ora deve dimostrare di valere anche nel Vecchio Continente.
Il 19 gennaio 2011 il Catania esonera Marco Giampaolo. Nel girone di andata, il tecnico abruzzese non riesce a trovare il giusto feeling con la squadra, arrivando persino allo scontro verbale con i senatori dello spogliatoio. La posizione in classifica, quindicesimo posto a +3 dalla zona retrocessione, è tutto sommato in linea con le aspettative della società, ma l’ultimo pareggio interno col Chievo lo condanna.
Al suo posto arriva Simeone. Nella conferenza stampa di presentazione, il DS Lo Monaco dichiara che dalla nuova gestione tecnica si aspetta qualcosa in più di una semplice salvezza. Le sue pretese, effettivamente, sono tutt’altro che folli: quel Catania è un gruppo costruito con un progetto importante, certificato peraltro dalle due stagioni precedenti (i siciliani avevano conquistato e poi difeso degnamente la massima serie, e si preparavano per il record di anni consecutivi in Serie A).
Il Catania allenato da Simeone gode di un’Anima Latina, scomodando per un attimo Lucio Battisti. Sono ben 12 i giocatori argentini pescati da Lo Monaco principalmente dalla Superliga: il capitano Silvestre, il portiere Andújar, un giovane Papu Gómez, Mariano Izco e Gonzalo Bergessio sono i pezzi più pregiati di quella che in Sicilia viene chiamata la “Segunda Seleccion”. La motivazione di questa politica di mercato, in realtà, è più banale di quanto si possa pensare.
Il Catania allenato da Simeone gode di un’Anima Latina.
Lo Monaco stesso è molto chiaro: con la stessa cifra richiesta per un giocatore italiano, per lo più mediocre, riusciva a prenderne due dal campionato argentino. Certo, poi bisogna portarne di buoni, e allora un ruolo decisivo lo svolge anche Jorge Cysterpeller, storico procuratore di Maradona e talent scout, legato al DS rosso-azzurro da un forte rapporto di amicizia. Simeone ha quindi a disposizione le condizioni perfette, a livello di mentalità e di coesione di squadra, per mettere in campo le proprie idee di gioco. Il Catania degli argentini è chiamato a riscattare un deludente girone d’andata e le aspettative sono alte.
La prima del Cholo, però, vede il Catania uscire sconfitto dal Tardini di Parma. Tra le fila ducali gioca anche l’amico, ed ex-compagno di Simeone, Hernan Crespo che a fine partita dichiara: “Il gioco di Simeone ha bisogno di tempo per rendere al massimo e, se la società e la piazza avranno pazienza, il Catania sarà entusiasta”. Il Valdanito, col fiuto di chi conosce il calcio, non si sbaglia.
Nelle successive tre partite il Catania raccoglie un solo punto, a Cesena, perdendo con Milan e Bologna. Ma a Torre del Grifo qualcosa sta cambiando: il lavoro del tecnico argentino inizia ad entrare nel cuore e nella testa dei propri giocatori, e lo spogliatoio sta cominciando a recepire il messaggio del Cholo; è di questo periodo la conferenza stampa in cui Maxi Lopez dice:“Con Simeone lo slogan è forza e sacrificio”. Simeone è atterrato a Catania il 20 gennaio, ma il Cholismo è ancora in fase di formazione.
Di lì in avanti ogni partita è espressione del sentimento e della dottrina, ci permettiamo di chiamarla così, cholista. Tre in particolare ne mostrano agli occhi più attenti le diverse componenti, tre partite che compongono, ognuna con la propria caratteristica, l’opera d’arte del Cholo. Un polittico che Simeone e i suoi uomini dipingono in tre pannelli.
IMMAGINAZIONE E LAVORO
La partita è lo scontro salvezza contro il Lecce, al Massimino. Nel fortino inespugnabile degli etnei, il Catania passa in vantaggio con un gol che rispecchia l’attenzione ai dettagli del tecnico di Buenos Aires: punizione da lontano di Llama in un punto preciso dell’area di rigore, dove sopraggiunge prepotentemente il capitano Silvestre che insacca di testa.
Il Catania viene rimontato all’inizio del secondo tempo, ma riesce a tenere in bilico l’incontro, fermo sull’1-2, nonostante il baricentro inevitabilmente spostato in avanti. Il sacrificio collettivo viene ripagato dal genio di Ciccio Lodi, che con due punizioni perfette ribalta il risultato nei minuti finali. Lodi, subentrato all’inizio del secondo tempo a Llama, è la creatività che Simeone vuole sempre in campo, consapevole che le partite si vincono anche con le qualità dei singoli.
RIPIEGAMENTO E CONTROPIEDE
Il primo derby Catania-Palermo, riaperto anche ai tifosi ospiti dopo i fatti che portarono alla morte dell’ispettore capo Raciti nel 2007, è senza dubbio la partita più entusiasmante della gestione Simeone all’ombra dell’Etna.
Il primo tempo è di stampo rosanero: il Palermo ha il controllo della metà campo avversaria, ma la linea difensiva del Catania non si scompone mai e segue alla morte i dettami del proprio allenatore, scappando all’indietro e attaccando al momento giusto l’avversario, piuttosto che pressare alto. Il secondo tempo è invece la festa dei rosso-azzurri.
Un autogol di Balzaretti nei primi minuti apre la strada all’alluvione catanese. Le successive tre reti siglate dal Catania sono l’emblema di cosa Simeone chieda al proprio attacco: la grande convinzione nello scattare in profondità e i passaggi in verticale dalla zona mediana del campo garantiscono imprevedibilità al reparto offensivo etneo, che dilaga nell’effimera e ormai logora difesa palermitana. 4-0.
Il Catania, meno quotato sulla carta, aveva giocato la gara perfetta nella giornata più importante della stagione: una goleada in una partita fondamentale, che lancia definitivamente la squadra fuori dalla bagarre della zona retrocessione e lo fa, per di più, nel derby di Sicilia.
Gli highlights di un trionfo. Catania 4-0 Palermo
AGGRESSIVITÀ E FEDE
Finire il primo tempo sotto 2-0 in casa della Juventus è una botta da cui poche squadre nella storia sono riuscite a rialzarsi. Il Catania è una di quelle – e non poteva essere altrimenti, con un allenatore che tiene dos huevos asì. Una doppietta di Del Piero stende i siciliani nel primo tempo, e nel prosieguo della partita la Juventus ha numerose occasioni per chiudere definitivamente il conto. Il Papu riesce a riaprirla, coronando una splendida, e ormai classica, azione in contropiede.
Malgrado la Juve sembri in grado di mantenere il vantaggio, un episodio fa capire che il Catania quella sera avrebbe avuto la forza di ribaltarla: da un calcio d’angolo spazzato di testa fuori dall’area di rigore juventina, il centrocampista etneo Carboni svirgola in modo clamoroso lanciando involontariamente il contropiede dei bianconeri. Arrivati dentro l’area di rigore del Catania in una situazione di 4 contro 1, Pepe perde l’attimo e si fa murare il tiro da Capuano, col pallone che finisce quindi in fallo laterale. È la scintilla che fa esplodere il fuoco catanese: al 95’ una punizione magistrale del solito Lodi pareggia i conti. 2-2.
L’esultanza del Cholo è sfrenata. Vuole andare sotto il settore ospiti, rischiando un clamoroso scivolone sull’erba umida dello stadio Olimpico. Si compone così il primo di tanti tasselli che compongono la personalissima sfida tra Simeone e la Vecchia Signora. Il Catania concluderà la stagione al tredicesimo posto, raggiungendo il record di punti in Serie A, 46. Simeone termina la propria esperienza italiana con la consapevolezza di aver fatto vedere cose positive, ma ignaro (forse) del futuro che lo attende. Nel dicembre del 2011 verrà nominato allenatore dell’Atlético Madrid. Il resto è noto come Cholismo.