Altri Sport
26 Luglio 2024

L'atletica è l'eccellenza dello sport italiano

E Parigi è il luogo perfetto per confermarlo.

Dalla vasca del Mäkelänrinne Swimming Center di Helsinki, il novarese Domenico Fioravanti esce con una potenza mista gioia che giustifica un risultato storico per il nuoto azzurro. Campione europeo dei 100 metri con il tempo di 1’02’’02. Messi in fila finlandesi e russi, quella medaglia, unita alle altre sedici della spedizione tricolore in Scandinavia, rappresenta ancora oggi il big bang della piscina di casa nostra. L’edizione numero 25 degli Europei, disputatasi tra il giugno e il luglio del 2000, a un paio di mesi dai Giochi Olimpici australiani, è diventato uno spartiacque storico tra ciò che il nuoto era prima di quelle medaglie e ciò che sarà dopo. E che Sydney certificò a livello globale.

Quelle Olimpiadi, parlando ancora di medaglie e, in aggiunta, di rovesci delle stesse, confermarono invece lo stato di crisi profonda in cui versava l’atletica nazionale. Leggera e non. Due argenti, Nicola Vizzoni nel martello e la regina Fiona May nel lungo. Stop. Certo, non erano molti i nomi che puntavano al podio. Mori, Baldini, Levorato, la speranza di qualche sorpresa. Crisi che si è trascinata per decenni, sino alla famosa estate 2021. Una stagione tutta italiana, dove ogni sport aveva il suo mito vittorioso da celebrare, atteso e inatteso.

E non poteva non rimanere fuori anche chi esplode i suoi muscoli tra le linee di quella pista color mattone (ora anche blu), anello di un sogno spesso lungo pochi secondi, incastonato tra il verde del campo da calcio e i flash dei telefonini sugli spalti gremiti. Non quella volta, però, ed è un immenso peccato aver dovuto festeggiare il record di medaglie di Olimpia nel bel mezzo della pandemia. Nostalgia a parte, dall’abbraccio tra Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi avvolti dentro un tricolore, il pomeriggio del 1° agosto 2021, sono passati quasi 36 mesi e tutto è sembrato, tranne che un fuoco di paglia.

La semina di Stefano Mei, presidente Fidal e grande ex corridore, sta portando i suoi frutti dentro un sistema che pareva essere imploso dopo l’ormai noto caso Scwhazer. Con la squalifica dell’unico vero asso che l’Italia disponeva. Ci si rimbocca le maniche, si suda, si progetta e si spera in una generazione che, magari non sarà tutta di “fenomeni” come il volley dei 90s però promette molto bene.

E se con gli Europei si vuol fare un confronto, e lo vogliamo fare, allora specchiamo Helsinki con il nuoto e Roma con l’atletica e cerchiamo di tracciare qualche conclusione. Ventiquattro medaglie, undici d’oro. Una festa ogni sera. Una capitale che, in piccolo e perdonateci il paragone, riviveva su scala minore l’epopea dell’estate olimpica del 1960. Crippa, Battocletti, Fantini, Simonelli, il duo di Tokyo. Elenco infinito e un tantino wikipediano e allora fermiamoci, apriamo la mappa e puntiamo il dito sullo Stade de France, prima periferia parigina. Prossima e decisiva fermata.



Avremo contro le stelle stars&stripes, i canadesi, i re degli altipiani del Corno d’Africa e gli sprinter nigeriani. Senza dimenticare le sorprese che possono arrivare da Paesi come Australia, Cina, Turchia. L’atletica è universo estremamente vasto, dove rivali e outsider giungono da ogni parte del Mondo, a seconda della loro specialità. Azzardare pronostici significa entrare in un grande casinò e lanciare i dadi, in attesa che la (buona) sorte faccia il suo corso. Troppi concorrenti, troppi fattori, interni ed esterni, possono portare dagli altari alle polveri i grandi favoriti.

Nemmeno Sua Maestà Usain Bolt era immune da tali incognite, come insegna il Mondiale di Daegu del 2011. Una parola, se ben mescolata a concentrazione e impegno, può, però, sparigliare le carte. Entusiasmo. Quello che la nazionale italiana si porta dietro da un quadriennio circa. I risultati indicano costanza e progressione. Ad ogni manifestazione, europeo o mondiale, outdoor e indoor, nascono nuove gemme grezze che vanno svezzate per trasformarle in campioni. Il velocista Ali l’ultimo della nidiata.

Vincere aiuta vincere non solo nel calcio. All’ombra di Gimbo e Marcell crescono ragazzi che puntano i big per trionfare il prima possibile. Un traino importante. Fondamentale. Un attimo che non deve essere fuggente, ma perfetto.

Se esplosione deve essere, per l’atletica azzurra, il 2024 è l’anno giusto. Bilanciare con sapienza l’attesa degli appassionati, la tensione, la voglia di vincere e la paura di fallire è il mantra dell’estate. Ben consci del fatto che si sbaglia per crescere, guardando sempre avanti. E poi, se fino allo scoccare del nuovo Millennio, non era mai esistita una Golden generation nel nuoto, perché l’atletica, sport fondatore dei moderni Giochi Olimpici, non può finalmente passare all’incasso, dopo lunghi decenni di retrovie? I tifosi vivono l’attesa con speranze e ansie da appuntamento imperdibile, pur sapendo che, in fin dei conti, l’unica verità si cela tra le strette corsie della pista di Saint-Denis.

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