Estero
26 Dicembre 2024

Brian Clough vs Don Revie, la rivalità infinita

Una contrapposizione, personale e ideologica, che ha diviso l'Inghilterra.

Non essersi mai amati è un conto, essersi dati la caccia e aver perfino approfittato dei relativi passi falsi è un altro. Quella fra Don Revie e Brian Clough è un’ostilità che sembra andare oltre la rivalità calcistica. Due allenatori vincenti, due personalità forti ma anche due filosofie di gioco diverse. Quasi inconciliabili. Ma anche due persone che qualche punto in comune lo hanno. Per esempio, l’essere stati entrambi ottimi attaccanti prima di sedere su una panchina. Ma anche il provenire da Middlesbrough, nordest dell’Inghilterra. E pensare che tutto cominciò per via di un equivoco mai chiarito. I motivi dell’odio spesso sono banali. Le conseguenze, però, possono anche essere significative.


ATTENTI A QUEI DUE


Come da lunga tradizione, quel giorno di Santo Stefano del 1962 si gioca. Lo chiamano “boxing day” perché si scartano i regali. Sotto l’albero di Brian Clough, classe 1935 e spietato centravanti del Sunderland ex Middlesbrough, c’è una brutta sorpresa. Uno scontro fortuito con il portiere del Bury mette di fatto fine alla sua carriera. Clough si trascinerà per un paio d’anni ma la sua media non sarà più quella di un gol a partita. Tuttavia, ha idee precise e molto personali su come far giocare una squadra e vuole fare l’allenatore.

Comincerà a farsi le ossa dal 1965 dirigendo l’Hartlepool United, in attesa dell’occasione buona. Tifa per il Derby County ma a fini di carriera qualsiasi squadra di buon livello andrebbe bene, più o meno. Il collega Donald George Revie, detto Don, ha otto anni di più e proprio nel 1962 ha appena smesso di giocare. Un po’ meno prolifico dell’altro sottoporta, ha comunque alle spalle una carriera di un certo rilievo. Oltre ad aver giocato nel Leicester e nel Manchester City, ha chiuso i suoi giorni di calciatore nel Leeds. Come Clough proviene da Middlesbrough, come Clough ha giocato anche nel Sunderland.



A Leeds si è fatto voler bene e lì sembra aver messo radici, al punto che negli ultimi anni di attività ha firmato un contratto di allenatore-giocatore. In pochi anni la squadra raggiunge la First Division e poi diventa una delle grandi realtà del calcio inglese. Sotto la guida di Don Revie, palla lunga e pedalare, il Leeds vincerà due volte il titolo britannico, la Coppa d’Inghilterra e due volte un titolo internazionale bello e un po’ inutile se non a fini statistici come la Coppa delle Fiere (titolo che oggi l’UEFA non riconosce a livello ufficiale). Pur concittadini Clough e Revie non si conoscono (o almeno così hanno sempre detto). Finché un giorno la sorte non li mette di fronte. Tutto comincia allora.


“BUONGIORNO MR. REVIE, BENVENUTO


17 gennaio 1968, semifinale di Coppa di Lega. Si affrontano al Baseball Ground di Derby la formazione di casa, il Derby County, e i più quotati avversari del Leeds United. Don Revie è un tecnico di successo che guida una delle più forti del campionato inglese, Brian Clough sta allenando la squadra del cuore ma il suo nome deve ancora farsi largo. Quando il Leeds al completo scende dal pullman il tecnico emergente attende il collega più celebre per un saluto di rito. Secondo la versione di Clough, Revie avrebbe fatto finta di non vederlo per evitare la stretta di mano. E anche a fine partita, la scena si sarebbe ripetuta.

Don “puzza sotto il naso” Revie parla con i giornalisti ma non con l’allenatore avversario. Anzi, stavolta la mano gliela stringe ma senza nemmeno guardarlo in faccia. Che è anche peggio.

Con l’aria di chi non si mischia con gente di provincia, o almeno quella è la sensazione che l’avversario ha. Il mancato riconoscimento (o presunto tale) è alla base di un sentimento che all’inizio oppone antipatia a indifferenza. Poi, dai e dai, si trasformerà in astio reciproco. Anche perché Brian Clough non è il tipo che lascia passare ipotetiche mancanze di rispetto nei suoi confronti. Un allenatore snobbato si sta per trasformare nel più acerrimo detrattore dell’altro. Con il tempo anche quello di Brian Howard Clough diverrà un nome importante ma sarà come se la carriera dell’uno dovesse andare a scontro con quella dell’altro. Per partito preso e con accanimento. Un’ossessione in piena regola.

Don Revie nel 1975, alla guida della Naziona inglese

ALL’ULTIMO SANGUE


Passano gli anni e nel frattempo Brian Clough è diventato un allenatore di successo. Non esattamente un simpaticone universale ma di certo un vincente. Un innovatore molto autoriferito. Risulta dispotico con tutti, non di rado insopportabile. Sembra la combinazione di un Mourinho con decenni d’anticipo e un Helenio Herrera in salsa inglese. Esiste solo lui, nessuno è migliore di lui. Don Revie, men che meno.

«I wouldn’t say i was the best manager in the business, but certainly i was in the top-one». (Non direi che ero il miglior manager nel giro ma di sicuro ero nella top-uno).

Dalle sue parole è difficile evincere chi fra lui e Dio sia il capo e chi il vice. Ma non c’è dubbio che è un allenatore che quel che promette mantiene. Con gli interessi. Riuscirà a vincere un campionato con il Derby County, impresa sulla quale pochissimi avrebbero mai scommesso. È il 1972 e la lotta al vertice è serrata. Il sorprendente Derby si sta giocando il titolo in uno sprint serrato con Manchester City, Liverpool e soprattutto Leeds. La squadra di Revie ha maggior tasso tecnico e una qualità agonistica spinta al limite del teppismo in campo. A detta di Clough, il più delle volte vince sporco.

Dal suo punto di vista il “cattivo maestro Revie” insegna ai suoi a picchiare in maniera sistematica, a perdere tempo quando vincono, a fingere, a fare capannello intorno all’arbitro quando una decisione non soddisfa. Ed è convinto che quando il Leeds perde, il resto dell’Inghilterra goda assai. Quando il 2 maggio avrà vinto lo sprint a quattro e il Derby County sarà campione d’Inghilterra, Brian Clough apparirà quasi più contento di aver fatto perdere il Leeds United che di aver vinto un titolo nazionale. La risposta di Revie sta in un atteggiamento di superiorità e nei risultati di squadra ma anche in un ricorrente sminuire le imprese del collega.

Forse è vero che in generale il Leeds non risulta simpatico ma in città il tecnico è l’idolo delle folle, guai a chi lo tocca. La verità è che sia Brian sia Don sono eccellenti allenatori che stanno ottenendo risultati eccellenti quanto loro. Come è altrettanto vero che un’antipatia così feroce e metodicamente manifestata sia nata per una mancata stretta di mano. Vera o presunta che sia. L’opinione pubblica si divide: i tradizionalisti si schierano con Revie, dalla parte del contendente sono quelli stanchi di calcio funzionale ma monocorde.


CASA TUA O CASA MIA?


«Signori, ho il piacere di annunciarvi che sarò il prossimo allenatore del Leeds United». Luglio 1974, le parole di Brian lasciano tutti di sasso. Ma come, proprio al Leeds, la squadra più odiata? L’idea è semplice: portare un modello vincente e pulito in una piazza dove si è sempre vinto in maniera torbida e tracotante. Tracotante? Forse è il classico bue che dice cornuto all’asino. Don è stato selezionato dalla Federazione quale CT della Nazionale inglese. Ha appena conquistato il titolo con il Leeds e sta per lasciare da vincente una piazza che lo adora.

Il discorso di Clough ai suoi nuovi giocatori del Leeds, da ‘Il maledetto United’

Per l’ego di Clough l’occasione è ghiotta: dimostrare di essere migliore (e più vincente) di Revie in casa di Revie. La storia dirà altro, i 44 giorni alla guida tecnica del Leeds United rappresenteranno il momento peggiore della sua carriera. Ci sono cose difficili da sovvertire: giusto o sbagliato, la gente di Leeds ama Revie, i giocatori stessi sono legati al loro ex allenatore e non intendono essere pedine di una guerra personale ritenuta inaccettabile. Anche perché, se proprio devono scegliere da che parte stare, non stanno certo dalla parte di Brian Clough.

Vista la povertà di risultati e la necessità di alleggerire le pressioni ambientali, la presidenza si vede costretta a licenziare il nuovo manager dopo un mese e mezzo di sconfitte e brutte figure. Sia pure con cospicua buonuscita, l’ex allenatore del Derby County dovrà trovare altra sistemazione. Fine della guerra fra i due? Nemmeno per sogno. Un dibattito televisivo senza esclusione di colpi bassi proprio in quel periodo segnerà un round a favore del nuovo allenatore dell’Inghilterra. Il fresco fallimento di Clough rappresenta un assist del quale approfittare in diretta tv.


IT AIN’T OVER ‘TIL IT’S OVER


Sembrerebbe la fine della carriera di Brian Clough e l’apoteosi di Donald George Revie; invece, le cose andranno diversamente dal previsto. Nel gennaio 1975 il Nottingham Forest assume un nuovo manager arrogante e ambizioso, reduce da una brutta esperienza in una piazza ostile. La richiesta della presidenza è chiara e semplice: riportare i “Garibaldi reds” in Prima Divisione per poi restarci con dignità. Si andrà molto oltre le aspettative iniziali.



Con Clough in panchina avrà inizio una storia che non ha eguali al mondo: nel 1978 il NF sarà campione d’Inghilterra da neopromossa, poi avverrà l’incredibile. La Coppa dei Campioni 1979 e quella del 1980 andranno nella bacheca di una squadra delle Midland Orientali che gioca un calcio per certi versi poco inglese. Il tecnico è il primo a superare il concetto di lanci lunghi e cross in mezzo. Il Nottingham Forest gioca in maniera ragionata, palla a terra, modulo abbastanza fluido a seconda dell’avversaria e dei momenti della partita. Non è poco, specialmente in un Paese come l’Inghilterra, molto conservatore in fatto di calcio.

«Se Dio avesse voluto che giocassimo al calcio fra le nuvole, avrebbe senz’altro messo l’erba lassù».

Il Nottingham Forest è l’unica squadra al mondo ad aver vinto più titoli internazionali che campionati nel proprio Paese. Quegli anni rappresentano dunque il trionfo di un uomo difficilmente sopportabile ma anche di un tecnico senza dubbio tenace e innovativo. Tenace esattamente quanto lo era stato quando era un attaccante dal gol facile. Di lui avrebbe detto Bill Shankly, il mitico manager del Liverpool:

«Era peggio della pioggia di Manchester, almeno quella ogni tanto smetteva».

Sulla panchina del NF Brian Clough resta fino al 1993. E Don Revie? L’esperienza alla guida della Nazionale sarà tutt’altro che positiva. La squadra mancherà la qualificazione alla fase finale degli Europei 1976 e poi quella dei Mondiali 1978. E c’è di peggio: nel 1977, a fallimento avvenuto, Revie lascerà la panchina per andare ad allenare negli Emirati Arabi. Un tradimento che gli inglesi non perdoneranno. Morirà nel 1989 dopo una lunga malattia.

Oggi la critica ne ha riabilitato in pieno le scelte e le gesta, i tifosi del Leeds non hanno mai smesso di amarlo. In definitiva, lo merita. Brian Howard Clough “football genius”, passato a miglior vita nel 2004, è un’icona indiscussa del calcio inglese. Entrambi sono nella Hall of Fame nazionale, l’acredine fra le parti non si è mai sopita. Mai. Una storia di grandi trionfi calcistici e di cattivi sentimenti iniziata non soltanto da una mancata stretta di mano ma anche da un grave infortunio, in un lontano e piovoso giorno di Santo Stefano.

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