Tifo
06 Agosto 2022

Forza Clivense, prendi quota!

Sergio Pellissier, l'ex Chievo e il "suo" popolo.

La nuova stagione sta per iniziare. Lotito e De Laurentiis sono sempre più detestati, Marotta non riceve soldi dai cinesi, Allegri dice che “c’è molto da migliorare”, Inzaghi si ritrova senza voce dopo una semplice amichevole, Juric,  incazzoso per natura, adesso aggredisce anche  il suo direttore sportivo. Se aggiungiamo che Baldini ha già mandato tutti affanculo e che PSG e Bayern vinceranno il campionato, il segnale è preoccupante. Siamo solo ad agosto e tira una spaventosa aria di déjà vu. Proviamo a combatterla. Parliamo della Clivense. Sì, avete letto bene, della Clivense. E iniziamo da una premessa doverosa: i pezzi scritti in prima persona non sono mai il massimo dell’eleganza.

Ma questo non è un vero e proprio articolo, è una confessione pubblica: ho comprato una quota della squadra veronese, aderendo al progetto di azionariato popolare lanciato da Sergio Pellissier.

Non sono di Verona. Non ho parenti o amici scaligeri. Non ho mai frequentato il Bentegodi. Al pandoro continuo a preferire il panettone. Allora perché ho deciso di diventare azionista della Clivense? Tutto nasce la scorsa primavera. Travolto, come credo tutti noi, dal vortice di miliardi di dollari sauditi, qatarioti, americani, indonesiani riversati nel calcio, scopro per caso che Pellissier sta lanciando questa iniziativa decisamente romantica. In pratica, si tratta di riportare in alto, partendo dal basso (molto dal basso) la squadra della quale è stato bandiera per 17 anni. Quella del suo cuore e della sua città adottiva.

Incuriosito, provo ad approfondire e vado sul sito del club. Noto subito un indizio incoraggiante: la campagna pubblicitaria per invitare alla sottoscrizione evita le solite scorciatoie retoriche. Non leggo insopportabili banalità tipo “Rincorriamo un sogno”, “Crediamoci insieme” eccetera. Il claim (in gergo tecnico si definisce così) è invece semplice, essenziale e lineare: “Prendi quota”. E sintetizza bene i due messaggi chiave: aderisci e coltiva la nostra stessa ambizione. Bravi.

Foto Fc Clivense

Poi mi dedico alla parte tecnica. La Clivense, per raccogliere il denaro necessario, si affida a una società di crowdfunding. C’è un curioso contrasto fra la dimensione artigianale della squadra e il mezzo per ottenere i finanziamenti. Ma al tempo stesso si tratta di un segnale di modernità che condivido. Scorro il prospetto, altrettanto chiaro. E leggo, ovviamente, che se la società produrrà utili avrò il mio dividendo. La fantasia inizia a galoppare: mi immagino una Clivense, fra qualche era geologica, contesa dai più grandi gruppi internazionali di entertainment. Ed io che, attraverso la mia quota di valore inestimabile, potrò  acquistare in contanti una villa di Zuckerberg o di Bill Gates.

Così inizio a considerare l’ipotesi di accaparrarmi un’azione, prima che sia troppo tardi (gli indonesiani o i qatarioti sono in agguato ovunque, perfino dalle parti di San Zeno). Costo: 250 euro. Ne parlo anche con qualche amico.

Le  reazioni a caldo sono molto diverse: c’è chi mi guarda fisso senza cambiare espressione, chi scoppia a ridere, chi cambia discorso, chi indaga con cautela sul mio stato di salute mentale. Tutti, nessuno escluso, mi indicano modi alternativi, e a loro dire più piacevoli, per spendere 250 euro: si va dai biglietti aerei per un weekend in una città europea a un capo di abbigliamento, da un articolo sportivo a una cena per due in un ristorante pluristellato. Fino all’epilogo prevedibile: un po’ di quality time da trascorrere con una giovane fanciulla senza vestiti addosso e dal fisico statuario.

Il più cinico dei miei interlocutori insinua addirittura che la raccolta fondi servirà solo a finanziare un quadrilocale a Pellissier. Siamo un popolo di malpensanti. Lo scetticismo diffuso, invece di smorzare l’entusiasmo, mi stimola ulteriormente. In questa vicenda, infatti, c’è un’ulteriore variabile ad attrarmi. Si chiama assemblea degli azionisti.

È vero, la semplice azione da 250 euro non mi assegna il diritto di votare. Quello è riservato all’èlite. Ma mi consente di partecipare. Ecco, io ho sempre invidiato quei bavaresi che, da soli o in rappresentanza di altri, possono entrare in una magnifica sala riunioni, alzare il braccio e chiedere prima a Beckenbauer, Hoeness ,Rummenigge, ed oggi a Kahn o a Lahm il motivo di alcune decisioni. Sapendo che Beckenbauer, Hoeness e compagnia bella saranno costretti a rispondere. Il calcio è del popolo, no?

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Certo, parliamo di scenari incomparabili. A Monaco si chiedono spiegazioni sulla cessione di Lewandowski o su un investimento straordinario per la nuova palestra satellitare. Qui, al massimo, potrò solo domandare a Sergio (ormai per me è Sergio) come procedono i lavori di manutenzione dei termosifoni negli spogliatoi. Come in una qualsiasi riunione di condominio. Non importa. È bello sentirsi parte di qualcosa.

A guardare bene, progetti legati all’identità e al territorio sono apparsi spesso negli ultimi tempi. Il Parma in difficoltà, per esempio, venne aiutato con un’iniziativa presentata come “Il Parma ai parmigiani”. Ma era qualcosa di diverso. Lì un gruppo di imprenditori locali, Barilla in testa, mise mano al portafoglio in omaggio alla città natale. Un atto di puro mecenatismo. Furono richiamate le grandi bandiere come Apolloni e la direzione tecnica fu affidata a Nevio Scala, che rilasciò una delle dichiarazioni più fascinose e incomprensibili mai sentite nel mondo del pallone:

Vogliamo fare un calcio biologico”. Eduardo Galeano e Carlo Petrini di Slow Food, insieme, non avrebbero potuto inventarsi di meglio.

La stessa Inter dell’azionariato popolare, annunciata in pompa magna e promossa da Carlo Cottarelli, non è mai decollata. E il Monza romantico di Berlusconi e Galliani non è altro che il Milan di Berlusconi e Galliani con gli opportuni adeguamenti. Senza Gullit, Rijkaard e Van Basten, con Ranocchia, Caprari e Pessina nelle vesti di superstar. I tempi cambiano.

Intendiamoci, non ho nulla contro il calcio delle grandi firme. Continuerò a guardare e a seguire le gesta dei Benzema e dei Messi, dei Ronaldo e degli Haaland, dei Conte e dei Mourinho, dei Pep e dei Klopp. Ma quest’anno sarà diverso. Perché avrò un nuovo amore, arrivato all’improvviso. Un amore dal nome antico e di sapore letterario. In fondo siamo nella città di Romeo e Giulietta. E allora Forza Clivense. Prendi quota.

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