Calcio
17 Dicembre 2024

Cristian Shpendi, bomber umile

Storia del ragazzo albanese capocannoniere della Serie B col Cesena.

“Come sarà mai fatto? Non se ne è mai visto uno in Italia” si domandava ironico Beppe Viola a proposito degli albanesi. Sperava di conoscerne prima di morire e non c’è riuscito, ma come ricorda Pietro Trellini nel suo La partita gli sarebbe bastato aspettare nove anni. Viola moriva il 18 ottobre 1982, mentre l’episodio simbolo dell’esodo degli albanesi in Italia è datato 8 agosto 1991, quando in ventimila arrivarono al molo Carboni di Bari su una sola nave causando una crisi di nervi a un’Italia in vacanza.

Mettendo da parte le polemiche relative ai centri per i migranti e pure il ristorante dedicato a Giorgia Meloni, bisogna riconoscere che il rapporto tra Albania e Italia è oggi più stretto che mai. Pure i pensionati la stanno scegliendo come buen ritiro. Durante gli oltre quarant’anni di dittatura staliniana di Enver Hoxha agli albanesi era proibito viaggiare all’estero, ma con il crollo del muro di Berlino e poco dopo del sistema economico del paese l’ondata migratoria ha assunto per una certa stampa i toni dell’invasione.

Se Beppe Viola si era dimenticato di aver visto almeno una volta nella vita – mi sentirei di escludere il contrario visto che seguiva lo sport in Rai dal 1961 – un grande calciatore e poi dirigente romanista come Naim Kryeziu, la “freccia di Tirana” che scoprì addirittura il “Principe” Giannini, come lui tanti italiani degli anni Novanta si erano scordati di avere dei cugini oltre Adriatico. Oggi gli albanesi in Italia sono quasi mezzo milione ma i conteggi sono al ribasso perché negli anni in moltissimi hanno ottenuto la cittadinanza italiana.

Tra loro c’è anche una coppia di gemelli identici, Stiven e Cristian Shpendi, figli di genitori arrivati nella provincia di Fano da Pukë nel 1997, inseguendo il sogno economico propagandato dalla televisione italiana e talmente ben integrati da accompagnare per mano entrambi i pargoli ai vertici del calcio professionistico.

“Mia madre ha sempre fatto la cameriera, mio padre l’operaio e sognava di vederci diventare calciatori. Da quando abbiamo iniziato a camminare ci ha portato al campetto a giocare, è stato una guida. Anche dopo l’allenamento tornavamo al campetto con lui”, ha raccontato Cristian alla Gazzetta.

Stiven, che è esploso per primo con dodici gol in C nel 2022, quest’estate è passato alla Carrarese dopo un anno in Serie A all’Empoli opaco. Probabilmente a causa del fraintendimento del suo ruolo in campo: in Toscana faceva il centravanti ma è più a suo agio come esterno d’attacco.

Cristian invece è rimasto a Cesena, promosso in B anche grazie ai suoi venti gol, mostrando progressi talmente rapidi nel suo gioco da convincere molti addetti ai lavori che l’Empoli abbia acquistato il fratello sbagliato. “Arrivo nel 2019 a Cesena, faccio due anni di settore giovanile, poi mi trasferisco in pianta stabile in prima squadra nel 2022, all’inizio della stagione nella quale purtroppo siamo usciti malamente contro il Lecco nella semifinale play-off di Serie C. Durante l’estate sono stato male. Nella mia testa è scattato subito il fatto di dover restituire qualcosa ai tifosi ed alla società”, ha spiegato.



La Carrarese e Stiven stanno faticando a fondo classifica, mentre Cristian – il cui scarso impiego nel 2023 era motivo di rammarico per il più precoce – è capocannoniere del campionato con il cavalluccio, candidato a un ruolo di outsider nella corsa promozione.

Cristian sarebbe il ragazzo ideale da presentare a qualsiasi madre. Faccia pulita, sorriso aperto, occhi sinceri e ciuffo sempre in ordine. Con il suo fisico ben strutturato ma asciutto, il maglioncino nero girocollo e i pantaloni color caki stirati di fresco compare nelle interviste del club mentre gira per Cesena, raccontando di quanto gli piaccia cantare Romagna mia a fine partita con i tifosi e di come il calcio, nonostante tutto, non fosse il suo primo obiettivo: “Mi piaceva fare l’astronauta”. O quantomeno gli sarebbe piaciuto.

Ride, palleggia sul selciato di piazza del Popolo, sorride ancora e s’imbarazza quando una coppia di tifosi di mezza età da un auto gli dice che è un bel ragazzo e “mi raccomando con la Reggiana… è quella che conta”. Anzi no, quello lo dicevano a Stiven in un altro video di due anni prima. Sono talmente uguali che a volte mi chiedo se non abbiano mai pensato di alternarsi con le due maglie.

Se digiti Shpendi sui motori di ricerca la prima cosa che ti compare sono i resoconti di quando il padre Alex a gennaio 2024 ha fatto invasione di campo durante Cesena-Olbia per rifilare un pugno al portiere avversario Filippo Rinaldi, reo di un’uscita bassa troppo decisa su Cristian: “Dopo aver visto mio figlio sanguinante ho perso la testa” ha provato a giustificarsi nel post partita.

Ha una folta chioma boccoluta ma pure lui assomiglia talmente tanto ai gemelli che le sue foto sembrano create dall’intelligenza artificiale con quelle app per invecchiare il viso. Sotto ai post social di Cristian lo insultano spesso, ma a guardarlo esprime la stessa aria alla mano dei figli.

Cristian non non ha sofferto conseguenze dal suo raptus, cominciando a segnare più di prima in C e poi non fermandosi nemmeno un istante in B.

Alla prima giornata, il 18 agosto, aveva già messo a referto una doppietta proprio alla Carrarese, anche se suo fratello Stiven era ancora un giocatore dell’Empoli. Nel primo gol riceve al limite dell’area da un altro prodotto del vivaio cesenate, Tommaso Berti, sfruttando un goffo tentativo di anticipo del difensore. Primo controllo di sinistro e piatto destro all’angolino senza pensarci un attimo, con il portiere che spiazzato si inginocchia. La gioia nei festeggiamenti sotto la curva Mare è quella di chi con il fratello è cresciuto dicendosi “un giorno voglio giocare lì”, al Manuzzi.

“Ci sentiamo una cosa sola. Ci vogliamo tanto bene ed è un rapporto inspiegabile” ha raccontato Cristian a proposito di Stiven, ma all’ex Empoli sembra mancare il suo talento principale: la capacità magnetica di attrarre il pallone in area. Da piccoli sognavano entrambi CR7, ma se Stiven diceva di ispirarsi a Hojlund, Cristian mira più in alto, a Benzema e Suarez. E si nota.

Un’icona nostalgica come Dario Hübner, ex bomber del cavalluccio negli anni Novanta, detiene il record con il club di ventidue gol in una stagione, ma in terza persona ha augurato a Shpendi: “Se questi gol fanno il bene del ‘mio’ Cesena, sono il primo a fare il tifo per questo ragazzo. Auguro così a Shpendi di superare Hübner. Di arrivare a ventitré gol. A ventiquattro gol. Pure a venticinque gol…”. Difficile non volergli bene.

Per il primo derby di casa Shpendi se ne riparlerà il 29 dicembre (anche se Cristian non ci sarà causa infortunio), poi vedremo se nel mercato di gennaio il numero nove del Cesena farà o meno il salto in una delle tante squadre di A che lo stanno monitorando, Fiorentina in testa. C’è da capire se per il suo procuratore Fali Ramadani, lo stesso di tanti ex viola come Milenkovic, Chiesa e Jovetic, siano meglio sei mesi da vice Kean o inseguire un sogno con il club del cuore.

Dopo la doppietta dagli undici metri al Brescia in molti hanno minimizzato i numeri di Shpendi, rinfacciandogli i gol su rigore – pure i rigori, come disse qualcuno, bisogna saperli tirare – ma a novembre a mostrato anche altri pezzi del suo repertorio, segnando di destro e sinistro.

Nell’1-1 alla Reggiana, con la squadra in svantaggio per un gollonzo, Cristian ha seguito da posizione centrale l’azione che si sviluppava sulla fascia sinistra. Il cross non è ancora partito ma lui ha già anticipato il tentativo di rientro dei difensori avversari prendendo posizione al limite dell’area piccola. Un movimento elusivo, tipo gli animaletti del bosco che non vedi finché qualcuno più attento di te non li indica con il dito. Controllo di sinistro, giravolta e destro che sbatte su un difensore e si impenna superando il portiere. Intorno aveva cinque giocatori della Reggiana, ma nessuno sembrava essersi accorto di lui. Mi ricorda il primo Pato, semplicemente troppo rapido.

Centro gravitazionale dell’attacco dell’Empoli, in A, Stiven ha faticato, mentre Cristian in B dà l’idea di poter reggere il peso della squadra da solo. Dovesse concretizzarsi presto o tardi il probabile salto di categoria, forse dovrebbe passare qualche pomeriggio in più in sala pesi. Viola non conosceva albanesi, ma gli scout della nazionale shqiptara l’Italia la frequentano con assiduità e dopo aver anticipato tutti sugli oriundi Marash Kumbulla e Kristjan Asllani, sono pronti a soffiare a Spalletti pure Cristian Shpendi, già convocato con Stiven in Under-21.

Sugli spalti e pure sui cartelloni pubblicitari del Manuzzi ho visto comparire un po’ dappertutto la parola “burdel”. In altre parti d’Italia significa casino, chiasso, in Romagna sta a indicare un ragazzo, dal latino “burdus”. Uno come Cristian, che davanti a quei cartelloni, a quella gente, esulta quasi ogni settimana con le braccia spalancate, il polsino bianco con su scritte belle parole dedicate alla famiglia e il sorriso aperto.

La Fiorentina lo aspetta, Cesena se lo gode e dall’alto pure Viola non si sarà lasciato sfuggire l’ennesimo albanese d’Italia figlio di un’integrazione che funziona.

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