Calcio
11 Marzo 2025

Il nuovo stadio del Manchester United fa felici tutti, tranne i tifosi

Cosa accade se i soldi vengono investiti senza una visione?

Vedendo il fantasmagorico supermirabolante futuristico progetto per il nuovo stadio del Manchester United – si chiamerà Trafford? o New Trafford? o New Old Trafford? –, viene subito alla mente un celebre aforisma di Nicolas Gomez Davila: «Non riuscendo a realizzare le sue aspirazioni, il “progresso” chiama aspirazione ciò che si realizza».

Con meno filosofia e molta più rabbia, invece, una buona fetta di tifosi Man U – quella fetta che Ratcliffe non considera, parlando del progetto – ha ironizzato sul fatto che di primo acchito l’impianto, più che ad uno stadio da calcio assomiglia terribilmente ad un grosso tendone da circo. Una constatazione amara in un momento in cui l’ironia è l’unica arma rimasta ai tifosi Red Devils.

Nonostante il quattordicesimo posto in Premier League e un futuro tutt’altro dal punto di vista degli investimenti sul campo – Ratcliffe, che ha spiegato al Telegraph come l’enormità del debito accumulato negli ultimi anni dalla società chiude di fatto le porte ad acquisti in entrata nella finestra estiva del prossimo calciomercato –, nonostante il rapporto ai minimi storici con i tifosi, che nell’ultimo weekend hanno violentemente protestato contro la società prima del match contro l’Arsenal, nonostante tutto ciò, o forse proprio in virtù di ciò, Ratcliffe & co. hanno presentato il nuovo progetto in pompa magna, come se niente fosse, mobilitando le dichiarazioni a mezzo stampa di leader e politici interessati.



Il sindaco Andy Burnham ha detto che «l’impatto della rigenerazione potrebbe essere più grande e migliore di Londra 2012. […] i benefici per la Greater Manchester, il Nord Ovest e per tutto il paese saranno enormi». Sebastian Coe, presidente della Old Trafford Regeneration Task Force, ha parlato in termini simili e persino Sir Alex Ferguson, tra i tagliati (fuori) da Ratcliffe per riappianare le spese del club, ha supportato il progetto. Poco di cui stupirsi.

D’altra parte, che il nuovo impianto possa portare enormi benefici sotto il profilo del profitto economico è abbastanza ovvio. Parliamo di uno stadio da 100mila posti a sedere, che sorgerebbe nella zona di Old Trafford (l’antica struttura sarà abbattuta per far posto alla nuova), e che porterebbe un beneficio economico di 7.3 miliardi di £ l’anno, oltre alla creazione di 92mila posti di lavoro e una proiezione di 1.8 milioni di visitatori annuali nell’area.

Così, se il sindaco gongola e Ratcliffe già si lecca i baffi, non è forse fuori luogo sottolineare che tutti i discorsi a favore della costruzione del nuovo impianto non abbiano niente a che fare con il lato sportivo e soprattutto popolare del gioco. È curioso come nell’intervista condotta da Gary Neville a Ratcliffe per Sky Sport, tra le tante ottime domande dell’ex leggenda dello United, non si sia nemmeno citato il costo medio dei biglietti che già adesso vedono il Manchester tra i club più “cari” del pianeta (al 10° posto, per l’esattezza), e che quindi porterebbero i tifosi Red Devils a dover fare carte false per assistere alla partita nel nuovo impianto.

L’altro lato dei nuovi stadi, infatti, tralasciando i rischi dell’esperienza da teatro, riguarda l’aumento progressivo sul prezzo dei biglietti di quei club che hanno ristrutturato o costruito da zero il proprio stadio negli ultimi dieci anni.

Ratcliffe, in un’intervista rilasciata a Sam Wallace al Telegraph ieri, cita a mo’ di esempi nobili dell’architettonica avanguardista inglese ha citato il Tottenham Hotspur Stadium e l’Olympic Stadium del West Ham. I quali, però, indovinate un po’, hanno i prezzi medi più alti d’Europa per vedere le partite allo stadio: 92€ a partita per gli Spurs (2° posto in Europa, in questa speciale classifica, dietro solo al PSG, club più “tirchio” del Continente), 40€ a partita per il West Ham (19° posto). Curiosamente, United, Tottenham e West Ham sono al momento praticamente appaiate in classifica (34, 34 e 33 punti rispettivamente). Così, per dire come le logiche del mercato non sempre seguano le logiche dello sport, anzi.



Lo lasciano intendere le dichiarazioni, da ultimo, di Omar Barrada, il nuovo chief-executive del Manchester United, braccio destro di Ratcliffe: «Il nostro progetto a lungo termine è di avere la miglior squadra di calcio al mondo nel miglior stadio del mondo». A lungo termine, certo. Anche perché al momento parlare di miglior squadra del mondo appare quasi sadico.

Il Manchester United ha perso complessivamente 391,5 milioni di sterline negli ultimi sette anni, inclusi 254 milioni di sterline negli ultimi tre. I 410 milioni di sterline persi in questo periodo sono stati mitigati da un solo anno redditizio, nel 2019, quando il club ha registrato un utile di 18,8 milioni di sterline. Ciò ha portato Ratcliffe, che ha acquisito il 28.9% delle quote del club in mano ai Glazer nel dicembre del 2023, ha licenziato 450 membri (tra i quali un esperto di linguaggio del corpo, stipendiato con la modica cifra di 175mila sterline l’anno) dello staff per riappianare i conti, fatto salvo l’esborso di 17 milioni per il licenziamento di Ten Haag e il suo staff, e del direttore sportivo Dan Ashworth.

Sir Jim Ratcliffe, si legge da Wikipedia, è un imprenditore britannico proprietario dell’azienda chimica Ineos e azionista di minoranza del Manchester United, considerato l’uomo più ricco del Regno Unito con un patrimonio nel 2023 stimato da Forbes in 22,9 miliardi di dollari. Ma il punto è proprio questo. I soldi, tanti soldi, non significano necessariamente competenze. O non, perlomeno, in un settore come il calcio, dove è più facile fallire che trionfare, soprattutto se si manca di visione, d’amore per la tradizione e di ascolto dei tifosi. Il progetto del nuovo stadio affascina tutti, promettendo ricchezze, guadagni e una nuova era in casa United. Se anche sotto il profilo calcistico, non è dato saperlo.

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