La rivincita della scuola pugilistica italiana.
C’è qualcosa che si muove in Italia, qualcosa che viene dalle viscere di un passato glorioso e riaffiora di tanto in tanto, come un monito a ricordarci di che pasta è fatto il nostro pugilato. I nostri avi si nutrivano di Nobile Arte, andavano alla radice dei valori veicolati dal ring, i nostri nonni hanno ereditato la passione per le fatiche di Carnera e Benvenuti e l’hanno trasmessa di generazione in generazione. La scuola pugilistica italiana è qualcosa che abbiamo dentro, è qualcosa che, più di tutti, Irma Testa ha dimostrato di avere dentro.
Grazie alla campionessa di Torre Annunziata il pugilato italiano si riscopre glorioso e tignoso, indomito e indisponente. Irma ha messo a tacere ogni tipo di critica, vomitata contro l’intero movimento pugilistico, a causa della mancata qualificazione di pugili italiani di sesso maschile a Tokyo 2020.
I recenti tempi iridati di Cammarelle, Russo e Mangiacapre non sembrano più lontani ere geologiche. Il lento dissanguamento del pugilato italico che raggiunge l’apogeo con l’inesistente bottino di Rio 2016, nascondeva in realtà un fiume carsico che oggi ci riporta sul tetto del mondo. Il lavoro, la dedizione e i sacrifici hanno dato i propri frutti, hanno donato alla boxe una perla di speranza: Irma Testa, primo bronzo femminile nella storia del pugilato italiano.
La sua storia solo a guardarla, come dicono gli inglesi, from the outside looking in, sembrerebbe un film. In realtà un docu-film sulla storia di questa guerriera delle periferie italiane è già stato girato, Il titolo Butterfly, rispetta perfettamente il mondo in cui Irma domina lo spazio ed il tempo sul ring. Come tutte le farfalle, però, la sua storia di giovane campionessa è esposta al vento destabilizzante della vita, del peso della pressione mediatica e delle responsabilità.
Irma inizia a menare le mani a 12 anni in un periodo in cui il settore pugilistico femminile fatica ad avere l’esposizione mediatica che vanta adesso. I suoi 174cm di altezza ed il peso piuma, non passano inosservati al maestro Lucio Zurlo, l’unico a credere nelle potenzialità di Irma, come dichiarato più volte dalla stessa atleta campana.
A 14 anni Irma va via da casa, direzione Assisi centro tecnico federale, affronta le difficoltà di una adolescente nel doversi confrontare con le regole ed i regimi di una vita da atleta professionista.
Assisi è lontana dalla Provolera di Torre Annunziata, quartiere di nascita di Irma ed ex deposito borbonico di polvere da sparo, i tempi in cui i maestri Zurlo la trasportavano di peso dalla strada alla palestra sono ancora più lontani, ma per crescere allontanarsi da casa era l’unico modo di emergere. Le prime soddisfazioni, infatti, non tardano a bussare alle porte della sua vita.
I prestigiosi risultati Mondiali- oro a Taiwan- ed Europei- argento a Nanchino-, nelle categorie Youth, non sono nulla al cospetto della qualificazione olimpica a Rio 2016. Irma è la prima donna italiana a qualificarsi a Rio 2016 nel pugilato. È un record storico per un intero movimento sportivo italiano. Le olimpiadi brasiliane rappresentano per lei il punto più alto e, nello stesso tempo, scherzo del destino, più basso della sua vita.
La campionessa olimpica Mossley è più matura, più pronta, e la prima olimpiade di Irma si trasforma in qualcosa di difficile da mandare giù. Il fallimento di Rio mette in dubbio gli anni della gioventù spesi lontani da casa, dalla vita normale che una ragazzina di 14 anni avrebbe fatto al posto suo.
Gli attacchi social hanno fatto il resto, Irma ha più volte meditato sul ritiro, sulla possibilità di non confrontarsi più con gli atleti migliori al mondo. Come ogni grande campionessa, però, ha combattuto i suoi fantasmi con l’eleganza pugilistica che la contraddistingue. La stessa eleganza e precisione che ha sprigionato a Tokyo nelle prime gare di qualificazione. Irma, assicurandosi la semifinale, ha portato a casa un bronzo sicuro, vista l’assenza delle finali terzo e quarto posto nel pugilato olimpico.
La campionessa del quartiere Provolera, nella categoria featherweight, ha liquidato consecutivamente la russa Vorontsova con il punteggio di 4-1, l’Irlandese Walsh con un netto punteggio di 5-0 e la temibile canadese Veyre sempre con il punteggio di 5-0. La Testa ha dominato ogni match disputato sfruttando un allungo ed una tecnica superiore alle avversarie. Nello svolgimento dei match è sempre riuscita a sfruttare le sue caratteristiche di colpitrice di incontro esplosiva e precisa, utilizzando il jab e il gancio sinistro sia in uscita dallo scambio che in entrata.
La semi-finale con la rocciosa filippina Petecio lascia un po’ di amaro in bocca.
Dopo un primo round controllato maestosamente alla distanza, Irma si lascia attrarre nella trappola della Petecio, abile alla corta distanza nell’utilizzo di una dirty boxing difficile da decifrare. I molti clinch ed i colpi alla figura hanno fatto il resto, consegnando un verdetto per split decision che vede trionfare la Petecio con 4 voti favorevoli a 1. Le recenti parole rilasciate da Irma a Repubblica, sono la cartina al tornasole di una campionessa dal futuro brillante e di una ragazza divenuta donna in mezzo alle difficoltà: «Ho preso a pugni anche la paura di essere sbagliata».
Se la paura, legittima era quella di essere sbagliata, la consapevolezza è che oggi Irma e l’intera scuola pugilistica italiana sono nella direzione giusta. Lo storico bronzo, conquistato con eleganza e tecnica, mette a tacere anche i più scettici. È una medaglia che sa di sacrifici, sudore e tanta, tanta passione.