Impressionante, dominante, anarchico, com’è sempre stato. E ora chi lo ferma?
È tornato il mostro Marc Marquez. Istinto puro, velocità, talento, lo spagnolo fa quello che vuole. Un rientro che è una reconquista del vertice, alla sua maniera: con quella fame, con quella stessa voglia di vincere che gli è stata tolta – e che si è tolto da solo – tra infortuni, follie mediche e crisi tecniche da parte dei giapponesi di Honda HRC. Con quel brio che solo i grandissimi possiedono, quella leggerezza di sorridere e trasmettere bellezza appena compiuto un gesto straordinario sulla moto, come faceva Valentino Rossi, geniale come Ronaldinho con la palla tra i piedi.
Marc, maturo dal punto di vista umano ma non da quello agonistico, in forma fisica e mentale, guida la Ducati, moto da battere degli anni ‘20, un team ufficiale a disposizione. La domanda è: chi può fermarlo?
Sul podio ci va con i suoi avversari/compagni di squadra e famiglia, Alex e Pecco. “Non ho più vent’anni” dice alla fine. Come a dire “non la rischio più come prima”, ora guida più ragionato, più fluido, più saldo in sella. Ed è questo che preoccupa di più gli avversari e impressiona chi guarda. Pole position, vittoria nella sprint, vittoria in gara la domenica.
“Ha giocato con noi” dice Pecco Bagnaia rientrato ai box, tra lo sbigottito e l’incazzato, ma in senso buono. Alex, dal canto suo, è contento del secondo posto, a maggior ragione siglando una “doppietta” di famiglia. E se Marc può “giocare” così con gli avversari, se il gioco per di più lo fa col fratello, è chiaro che diventa tutto ancora più semplice per un cannibale come lui.
Un weekend perfetto dopo un inverno perfetto per Marquez, come da lui stesso definito. A non lasciare molta fantasia ai commenti è proprio l’aspetto tecnico, quella velocità che lo spagnolo si è portato in Thailandia già dai test. E che ha perentoriamente confermato nel weekend di gara. Una qualifica che lo ha visto rifilare 1 decimo e mezzo al fratello, poco di più a Bagnaia, 3 decimi al quarto Jack Miller e così via. Nella sprint lo slancio perfetto in partenza gli ha permesso di portarsi ad un margine di gestione per chiudere tranquillamente primo al traguardo. Ma il meglio lo ha dato in gara.
Altra partenza perfetta, dopo pochi giri era già proiettato in fuga.
Si prospetta una gara già scritta ma la MotoGP moderna è strana, si sa, è iper-tecnica, e il colpo di scena lo decide lui, Marquez, che per ovviare a un problema alla pressione delle gomme (e la conseguente potenziale squalifica) rallenta, si fa passare da Alex, e tenendo una distanza di sicurezza su Bagnaia si mette in scia del fratello per prendergli l’aria calda. Lo fa fino a 3 giri dalla fine, quando capisce che è tutto sotto controllo, sorpassa e se ne va verso la vittoria chiudendo con 1.7 secondi proprio su Alex. Senza quel problema di pressione, avrebbe vinto con 10” di vantaggio.
È vero anche che quel problema è nato dal fatto che, sentendosi così veloce, Marquez ha cambiato lo stile di guida per gestire le gomme, pulendo le linee e le staccate, “rallentando” a tal punto da non far lavorare perfettamente pressione e temperature. Ma ha avuto la lucidità di farsi sorpassare senza perdere troppo tempo e attaccarsi alla scia e agli scarichi della Ducati del team Gresini. Una libertà di movimento, di scelta, di gestione, disarmante. Un anarchico in pista.
Il tema è proprio questo: come sottolineato anche da Giovanni Zamagni nel suo canale ZamTube, “Marc è ingiocabile. Quando dominava con la Honda, sembrava sempre appeso al filo, quello dei rischi pazzeschi. Ora sembra avere la situazione sempre sotto controllo, mai una derapata, moto ferma, guida pulito. Un Marquez ancora più forte del passato”.
Lo si capisce dalle dichiarazioni, lo si intende dagli sguardi. Gli altri piloti iniziano a preoccuparsi seriamente. Bagnaia analizza bene il weekend – al netto di piccoli problemini come il passaggio dalla Q1 in qualifica o i dubbi sulle gomme in gara – e sottolinea quanto la sua preparazione al primo GP della stagione sia stata inferiore rispetto a Marquez, complice il maggior lavoro di sviluppo che Ducati gli ha affidato durante i test invernali. Si capisce però che il #63 non giustifica, anzi ammette che il gap in pista è comunque troppo grande per ora e che si aspettava la velocità del compagno.
Ma la tensione c’è e la pressione pure. Gigi Dall’Igna nel corso del weekend ha più volte, in particolare due interviste in diretta a Sky, “stimolato” Pecco: prima dicendo apertamente di aspettarsi qualche rischio in più in gara rispetto alla sprint, poi di aspettarsi un recupero del margine già nelle prossime gare. Le cose cambieranno, in altre piste sarà tutto diverso, soprattutto per Pecco, ma l’inizio di campionato non aiuterà, con Argentina e Texas che saranno molto sulle corde del compagno spagnolo. E con un Alex così in forma, lo scontro con la “gang Marquez” aumenta la pressione sull’italiano.
Manca il campione del mondo Jorge Martin, purtroppo, che rende ancora più difficile intravvedere un vero contrasto o almeno un’alternativa nella lotta a questo strapotere.
Con il cuore ma anche con la calma, consapevolezza e talento. Una reconquista quella di Marquez quasi come un guerriero mitologico. Un ritorno alle sensazioni, alle posizioni, ai risultati che gli competono. E anche alle emozioni per il pubblico. Questo è il vero #93, lo è sempre stato, in questa Odissea sono passati 93 Gran Premi dall’ultima volta in cui Marc ha guidato la classifica del motomondiale. Ci si è messa anche la cabala ad aggiungere significato e romanticismo. Quella dominanza sportiva a cui ci aveva abituati, ma soprattutto a cui lui era abituato, è tornata ma in forma più matura. E forse definitiva, seppure il campionato è appena iniziato.