Altri Sport
07 Marzo 2021

L'ultima avventura di Valentino Rossi

A 42 anni il Dottore riparte dalla Yamaha Petronas.

Valentino è quello di sempre, con i riccioli che scendono a grappoli sul volto scanzonato. 42 primavere alle spalle, i segni del tempo invisibili. Valentino Rossi come Benjamin Button: «Puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo».

 

 

Valentino è rimasto come era. Pronto per una nuova avventura, forse l’ultima. Posa di fianco alla nuova Yamaha M1, il 46 giallo a spezzare la monotonia di nero e turchese. La compagna di sempre ma dai colori diversi: non più il blu iconico ma il verde caratteristico del Team Petronas. Valentino è tornato all’antico: prima squadra non ufficiale dal 2001, l’anno del titolo in 500 con la Honda Nastro Azzurro. Più che un salto alle origini, si tratta di un esilio. La sua Sant’Elena ha tutti gli onori del caso: trattamento privilegiato con moto e materiale ufficiali. Se non altro per una riconoscenza reciproca che va oltre i vincoli contrattuali.

 

Passano gli anni, ma il 46 rimane lì dov’è (Mirco Lazzari/Getty Images)

 

 

Lo sciagurato 2020 ha confermato quello che la pista aveva già detto a più riprese: Valentino, ormai, è soltanto una bandiera che continua a sventolare. Un simbolo che risplende nonostante tutto. I numeri di un declino annunciato: una sola volta a podio, quindicesimo posto nella classifica mondiale e una serie di prestazioni che hanno certificato il rendimento del 2019 («la peggiore stagione della mia carriera»).

 

 

Vale ha pagato le carenze della moto (condivise con il compagno di box Maverick Viñales) e una concorrenza giovane e inarrivabile. L’approdo in Petronas assume i contorni di un compromesso gattopardiano: cambiare tutto (o quasi) per non cambiare nulla.

 

«L’obiettivo per il 2021 – ha detto nel giorno della presentazione del nuovo team – è di essere competitivo, lottare per il podio, vincere delle gare e lottare per una buona posizione in campionato del mondo a fine stagione».

 

Il decimo mondiale resta un’ambizione caduta nel pozzo dei rimpianti dopo il drammatico finale del 2015, quando a frapporsi tra Vale e la gloria fu l’odiato Marc Marquez. «Ma non è un’ossessione», ha detto Valentino a Giorgio Terruzzi sul Corriere della Sera parlando del decimo titolo. E se continua a correre è «perché penso di riuscire a vincerlo». Una fiammata d’orgoglio prima di aprirsi alla realtà: «Sarei contento di fare bene, fare podi, essere protagonista, in lotta». Ha poi aggiunto: «Mi sento in forma per vincere il mondiale ma dipenderà da tanti fattori».

 

Valentino Rossi Getty
Le perplessità sul fine-carriera di Valentino Rossi sono molte, eppure il Dottore non smette di crederci (Mirco Lazzari gp/Getty Images)

 

 

Rossi dividerà il box con Franco Morbidelli, vice campione del mondo in carica e tirato a lucido dalla VR46 Academy. Sarà compito dell’italo-brasiliano provare a riportare il titolo in Italia dodici anni dopo l’ultima volta (targata Valentino, naturalmente). Una leadership interna che pare avere i crismi dell’ufficialità, nonostante per Morbidelli non sia previsto lo stesso trattamento da pilota ufficiale di Valentino. Morbido ha dimostrato di sapersi adattare al materiale a disposizione, accompagnando Petronas in una crescita esponenziale che lo ha portato a vincere tre gran premi e a issarsi sul secondo gradino mondiale.

 

I risultati ne sottoscrivono il talento: nel 2020 quella di Morbidelli è stata la prima Yamaha del lotto, davanti all’ex compagno Fabio Quartararo e alle due moto ufficiali di Rossi e Viñales. L’assalto al titolo rappresenterebbe il coronamento ideale di un percorso tortuoso e vincente.

 

Rossi farebbe da chioccia a Morbidelli, in un rapporto che ripropone l’antico cliché del maestro e del discepolo. È nei panni del gregario, allora, che Valentino inizierà la sua ventiseiesima stagione nel motomondiale. Il debutto è datato 1996, quando Michael Doonan era il re incontrastato della 500, Max Biaggi portava l’Aprilia al successo in 250 e Michael Schumacher si apprestava a esordire al volante della Ferrari. Oggi, 25 anni e 414 gran premi dopo, Valentino prepara l’assalto al podio numero 200 in classe regina e alla 116esima vittoria (l’ultima risale ancora al 2017).

 

 

Rossi è stato accolto come una ‘leggenda vivente”, parafrasando le parole del team principal Razlan Razali. L’ingaggio del 46 rappresenta una svolta per il team malese, alla terza stagione in MotoGP e focalizzato nell’ottica della valorizzazione dei giovani. «Diciamo che con Valentino abbiamo fatto un’eccezione», ha ammesso Razali. In Petronas sono convinti che l’asso di Tavullia porterà esperienza e conoscenze utili allo sviluppo del team, il tutto nei mesi che fanno da contorno alla lunga trattativa per il rinnovo con Yamaha. Sì perché Petronas vuole costruire un proprio microcosmo, rinnegando i gradi di satellite di Iwata.

 

L’abbraccio tra Franco Morbidelli e Valentino Rossi durante il Moto GP di Catalogna del 2020 (Mirco Lazzari gp/Getty Images)

 

 

La squadra di Rossi e Morbidelli potrebbe spalancare le porte della MotoGP al VR46 Racing Team: «Siamo aperti a ogni possibilità», filtra dai vertici del team. I giornali hanno parlato di trattative avviate anche con Ducati e Suzuki, sebbene la casa giapponese abbia escluso l’investimento in un team diverso da quello ufficiale.

 

 

Discorsi sul futuro che continuano a vagare anche nella mente di Valentino. Il contratto con Yamaha scadrà alla fine del 2021 senza opzione per il 2022. Rossi dovrà valutarsi di gran premio in gran premio, fino ad arrivare al punto: vale ancora la pena continuare a correre?

 

«Dobbiamo pensare gara per gara, probabilmente i primi 6-7 GP saranno cruciali. È chiaro che bisogna raggiungere certi risultati, ma lui ha sufficiente esperienza per capire se andare avanti o fermarsi», ha spiegato Rezali a Moto.it.

 

La questione è centrale: lo scorso inverno Valentino aveva rimandato la decisione all’estate prima che Yamaha rompesse gli indugi annunciando l’ingaggio di Quartararo e il dirottamento di Rossi in Petronas. La pandemia ha stravolto le tempistiche canoniche e Valentino è di nuovo di fronte alla scelta. Cosa fare da grande? A 42 anni in pochi hanno il lusso di chiederselo.

 

Valentino Rossi non ha ancora intenzione di fermarsi (Cameron Spencer/Getty Images)

 

 

Domande che sembrano tormenti per molti meno che per Valentino. Eccolo al primo giorno di scuola: poggia gli occhi sulla nuova moto come fosse una prima volta. Lo sguardo tradisce l’età: Vale è rimasto il 20enne che impenna per le vie di Tavullia. A cambiare è stato il mondo attorno a sé. Non c’è più Biaggi, nemmeno Capirossi, Gibernau, Stoner e persino Marquez, i rivali che hanno contribuito a edificare il mito. Valentino è rimasto solo con la sua ombra, una presenza ingombrante che non sembra in grado di abbandonarlo. Non ora, non ancora.

 

 

Qualcosa inizia già a stuzzicarlo: «Dopo la MotoGP? Vorrei fare delle gare di durata in auto, il sogno sarebbe la 24 Ore di Le Mans. So che in macchina vado forte, mi piacerebbe fare Le Mans con la Ferrari ma per stare a quel livello bisogna fare un salto di qualità». Non è mai troppo tardi.

 

 

 

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