Calcio
16 Dicembre 2024

Pep, torna a Brescia!

L'unico finale possibile è quello più assurdo.

Dopo aver patito sconfitte che non si aspettava. Dopo essersi ritrovato, in campionato e in Champions League, in posizioni inimmaginabili. Dopo aver perso il derby di Manchester subendo una rimonta negli ultimi due minuti. Dopo essersi graffiato da solo per la rabbia. Dopo aver mostrato il numero dei campionati vinti ai tifosi del Liverpool che lo stavano irridendo. Dopo aver accusato Mourinho di essere uno fra i tanti avvoltoi in attesa di sanzioni ai danni del City. Dopo aver rilasciato interviste più simili a sedute di autoanalisi. Dopo aver trattenuto a fatica la stizza davanti ai giornalisti di tutto il mondo.



Dopo aver esaurito le invenzioni tattiche che lo hanno reso leggendario alla maggioranza degli allenatori, o aspiranti tali, del pianeta. Dopo 90 giorni che hanno cambiato, forse per sempre, il suo modo di essere, di vivere, di lavorare e di intrattenere relazioni, Pep Guardiola ha annunciato una decisione clamorosa: il suo ritorno a Brescia! Mossa sorprendente, davvero, ma non inaspettata del tutto. Da anni, Pep ci raccontava del suo amore per la città, per Mazzone (“che non mi voleva perché preferiva Giunti”), per Toni e Baggio, addirittura per il calcio italiano, che agli occhi di un catalano integralista è una specie di bestemmia visiva.

E come sappiamo attraverso i social, il nostro uomo non perdeva occasione di farsi una rimpatriata con i compagni di allora. Ci si trovava a cena, si beveva un bicchiere di quello buono, si tornava ad apprezzare l’atmosfera semplice della provincia, lontana anni luce dall’aria petrolifera dell’Etihad. Scherzi, battute, prese in giro: ti ricordi quando Calori in allenamento segnò in rovesciata? E giù a ridere. Poi partiva il post su Instagram. Ora la nostalgia si fa da parte. È arrivato il momento di agire. Di tornare.

Al diavolo le pressioni del calcio d’élite, le sue dinamiche finanziarie, i suoi illeciti, gli occhi del mondo addosso aspettando solo una caduta. Basta, si riparte dall’essenza del gioco: Pep torna un uomo libero.

Certo, a Brescia non sono più i tempi di Corioni. Ora c’è Cellino. Ma Pep è ormai il manager più importante del mondo. Arriva dalla Premier, per il tripudio di tifosi increduli che ricordano i vecchi fasti e si trovano catapultati in un sogno inimmaginabile. Pep è venerato, finalmente amato da tutti, anche da chi lo accusava di ipocrisia e di doppia morale. Ha dato una lezione a un calcio che non ricorda più le sue radici, le sue emozioni.

E Cellino, assumendolo, si prende un po’ la rivincita sugli inglesi dopo la controversa esperienza a Leeds. Come gesto di accoglienza, il vulcanico imprenditore sardo sta imparando il catalano. Non dovrebbe risultargli difficile: la “parlata catalana di Alghero” è radicata ed è una delle lingue da tutelare e promuovere, secondo una legge regionale sarda del 1997. E dunque quel “benvingut de nou” buttato lì con disinvoltura durante il primo incontro è sembrato un segno di grande complicità fra presidente e allenatore.



Ma torniamo al club. Pep è un uomo identitario, lo sappiamo. Il progetto inizia dunque dal recupero integrale dell’autentico “spirito bresciano”. Si riparte dalle basi. Abituato alla Masia del Barca, il tecnico ha già stabilito che il centro di allenamento per le squadre giovanili verrà ribattezzato La Baita. Staff e giocatori, anche quelli di origini slave o africane, dovranno esprimersi esclusivamente in dialetto.

Le pietanze servite nella foresteria saranno solo di tradizione locale: casoncelli, bigoi col pestom, coniglio alla bresciana, manzo all’olio, spiedo con polenta. I dolci come la Persicata verranno preparati da Iginio Massari in persona. Al nutrizionista del club, perplesso da questo regime alimentare, Pep ha replicato sbrigativamente: “Il cibo è cultura. La cultura è cibo”. Fine delle discussioni. Negli spazi comuni del centro, impreziositi da dipinti di pittrici storiche quali Eufrasia Paglia, Amalia Biancardi e Adelaide Camplani, risuonerà un accompagnamento musicale di sottofondo con tutti i brani di Fausto Leali.

L’aspetto didattico sarà altrettanto importante. Finiti gli allenamenti, i ragazzi parteciperanno a lezioni di carattere scientifico, con relativi esami. Dovranno, per esempio, apprendere le teorie di Camillo Golgi, Premio Nobel per la Medicina nel 1609 (primo italiano a ricevere questa onorificenza). O approfondire gli insegnamenti di Francesco Terzi Lana, noto matematico e naturalista, passato alla storia come il fondatore della scienza aeronautica. Tutti bresciani che si sono distinti ai massimi livelli. A dirigere la nuova struttura sono stati chiamati i gemelli Filippini.

Grandi novità e sorprese sono previste anche sul fronte della prima squadra. Come vice allenatore ci si attendeva Roberto De Zerbi, il pupillo dei pupilli oltre che bresciano purissimo. Ma De Zerbi è troppo impegnato a litigare a Marsiglia e ha declinato l’invito del maestro. Al suo posto è stato nominato Gigi Cagni: una scelta originale, vista la sua filosofia di gioco, ma qui parliamo di un uomo nato e cresciuto a Brescia, con 14 anni di militanza da giocatore nelle rondinelle e una breve parentesi in panchina. Un DNA impeccabile.

Maniacale e creativo, Guardiola ha inserito negli allenamenti una figura innovativa, il “responsabile delle punizioni dal limite”, ruolo ovviamente affidato ad Andrea Pirlo. Cesare Prandelli assumerà la carica di capo delle relazioni esterne, Evaristo Beccalossi quella di accompagnatore ufficiale. Il primo acquisto sarà Brescianini, nato in realtà a Calcinate in provincia di Bergamo, però il ragazzo ha un cognome perfetto, è un centrocampista di prospettiva e in più gioca nell’Atalanta: un segnale da inviare ai cugini. Fra i primi convocati per il prossimo preritiro, spicca inoltre la figura di un 12enne di Castenedolo (Pep adora lanciare i giovanissimi) già etichettato come “il nuovo Rodri”.

È chiaro che Guardiola dovrà modificare qualcosa in termini di comunicazione. Lui, sempre incline ad elogiare gli avversari anche in termini eccessivi, sarà costretto a trattenersi. Frasi come “il Cittadella non ha nulla da invidiare all’Arsenal” (frecciata all’ex discepolo Arteta) o “la Juve Stabia ricorda il Bayer Leverkusen nei movimenti difensivi” sono apparse un po’ forzate e non in sintonia con la realtà della serie B italiana.

Il piano è comunque ambizioso, ben oltre l’aspetto sportivo. Perché se è vero che Guardiola ha conservato nel proprio cuore la città della Leonessa per molti anni, la sua partenza da Manchester ha contemporaneamente generato un nutrito numero di “orfani VIP d’Oltremanica”. Noel Gallagher, per esempio, ha già preso casa in centro a Brescia dichiarando che, impegni permettendo, sarà in tribuna ogni weekend al Rigamonti per sostenere l’amico e la squadra. L’idea è quella di realizzare un progetto turistico ad ampio spettro, tipo Como, con prospettive anche enogastronomiche. Dalla vicina Franciacorta, si segnala il prossimo lancio di un bianco frizzante, chiamato semplicemente Pep, destinato al mercato estero.

Il calendario delle prime uscite stagionali è impegnativo. Pep vuole subito alzare il livello. Il debutto è previsto in occasione di un triangolare che prevede, ovviamente, la partecipazione delle squadre più care all’allenatore: Barcellona e Manchester City (il Bayern non è stato invitato e i tedeschi si sono piuttosto offesi).

Seguirà poi la sfida delle sfide: la Pota Cup contro l’Atalanta. “Pota!”, com’è noto, è una generica esclamazione che significa all’incirca “Perbacco!”. La sua paternità viene rivendicata da bergamaschi e bresciani sin dai tempi della Battaglia di Rudiano nel 1191. La coppa, al di là del significato agonistico, avrà il compito di indicare chi, fra le due comunità, potrà usare in esclusiva l’espressione “Pota!” per il prossimo millennio. E se conosciamo un minimo Pep, è questo è il vero obiettivo: la Pota Cup. Per lasciare un segno indelebile nella Storia, quella con la s maiuscola.

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