Ormai è chiaro. L’ultimo biennio ha visto il grande assalto dell’Arabia Saudita al calcio europeo: contratti ultramilionari, superstar strappate ai principali campionati, giocatori di media categoria sedotti da ingaggi fuori mercato… insomma, da Riad è partita un’offensiva senza precedenti. L’obiettivo è evidente: diventare l’alternativa alla Premiership, ultimo bastione pallonaro di questo vecchio continente stanco e impoverito. Anche i paesi limitrofi si stanno adeguando. Per dire, a Dubai è arrivato Gabbiadini presentato sulle note di Toto Cutugno.
Fra poco tempo, malgrado le previsioni di Bernardeschi, i tifosi potrebbero guardare al Golfo e non agli USA come terra promessa di spettacolo calcistico. La minaccia è seria. Ora non si scherza più.
Ma Aleksander Ceferin, presidente UEFA, è un uomo battagliero e ha già dimostrato il suo spirito pugnace in occasione del progetto Super League. Paladino di un calcio più equo, più aperto, più inclusivo, più tollerante, più etico e più democratico, l’avvocato sloveno mal sopporta la supremazia del denaro quando si parla di sport. E dunque è sceso in campo, convocando una riunione di emergenza per dare una risposta immediata all’espansionismo arabo.
Al termine di un meeting di tre giorni svoltosi a Nyon, sede del massimo organismo calcistico europeo, la UEFA ha così deliberato l’istituzione, con effetto immediato, di tre nuove competizioni che si aggiungeranno alle attuali Champions League, Europa League e Conference League. Lo scopo finale, ribadito con fermezza, non è aumentare gli introiti, bensì coinvolgere attivamente quelle fasce di persone che si sono disamorate, o si stanno disamorando, del gioco del calcio.
Un progetto strategico a 360° che ha incrociato ricerche di marketing, big data, algoritmi sofisticati e simulazioni eseguite attraverso l’uso dell’AI. Il risultato è sorprendente. Ognuna delle nuove manifestazioni contiene elementi davvero originali. La prima si chiamerà Glory League e sarà riservata ad ex calciatori “over 75”. Target: boomers e nostalgici (categoria in rapida espansione).
Le formazioni saranno composte da giocatori che hanno militato per almeno quattro anni nel club di riferimento. Naturalmente si è tenuto conto degli aspetti sanitari o anagrafici. Non tutte le squadre, infatti, potrebbero permettersi di schierare rose competitive per mancanza di atleti a disposizione. La UEFA, nel rispetto del proprio spirito equo, aperto, inclusivo, tollerante, etico e democratico ha così autorizzato la possibilità di inserire in ogni formazione un massimo di tre “esterni al club”.
Si potrà quindi vedere un Gianni Rivera in cabina di regia al Chelsea, un Jairzinho scattare sulla fascia con la maglia del Feyenoord o perfino un Franz Beckenbauer capitano della Steaua Bucarest (il Kaiser resta il Kaiser comunque e ovunque). Questo melting pot, non solo calcistico, costituirà la parte più stuzzicante del torneo e servirà magari a cancellare vecchie ruggini agonistiche. Gli incontri, considerata l’età dei giocatori, saranno di 36 minuti suddivisi in sei frazioni da sei minuti (con tempo effettivo usato anche in ottica sperimentale) e pause di un minuto ogni due.
Di natura diametralmente opposta sarà invece la seconda competizione, la Baby League, riservata a bambini di età non superiore ai 4 anni, figli di atleti professionisti attualmente in attività. Target: neo genitori e coppie appena sposate. La UEFA, oltre ad essere equa, aperta, inclusiva, tollerante, etica e democratica, vuole interpretare un ruolo di rilievo, sotto il profilo educativo e formativo, nella crescita delle nuove generazioni.
Troppi bambini, ormai, trascorrono lunghe ore attaccati ai vari schermi per seguire cartoni animati o supereroi. Perché non stimolarli invece a guardare sul tablet i loro coetanei mentre praticano sport?
Le squadre della Baby League saranno miste, non solo in termini di genere. Un team potrà schierare insieme i figli e le figlie dei giocatori del Real Madrid, del Barcellona, del Betis Siviglia o del Villarreal, quanto basta per arrivare a 11 elementi. Un messaggio forte di fratellanza, finalizzato a unire e non a dividere. Senza contare poi un ulteriore motivo di interesse per il pubblico: individuare con largo anticipo nei bimbi h le caratteristiche per emulare i genitori. Mattia Immobile, giusto per fare un nome, possiede già lo stesso istinto da goleador di papà Ciro?
Gli arbitri non saranno ufficiali di gara tradizionali, bensì insegnanti di asilo certificati, mentre lo sponsor, una multinazionale di prodotti per l’infanzia, ha siglato un contratto di dieci anni per 400 milioni di euro all’anno (oltre quattro volte la somma versata al Manchester United da un noto brand di abbigliamento sportivo).
Ma la novità esplosiva, destinata a cambiare la fruizione e l’essenza stessa del calcio in Europa, è la terza competizione. In molti ricorderanno il grido di allarme lanciato da Andrea Agnelli qualche anno fa: i giovani si stanno allontanando dal calcio. I giovani vivono in simbiosi con lo smartphone. I giovani si annoiano perché 90 minuti sono troppi. I giovani hanno un indice di attenzione non superiore agli 8 secondi. I giovani scrollano e swippano, saltando da un contenuto all’altro. I giovani vanno veloci.
Ceferin e il board UEFA hanno accolto il senso di quelle parole, che apparivano come una forzatura strumentale. E con un lodevole atto di umiltà, hanno creato la Fast League. Target: Gen Alpha e GenZ. Una manifestazione rivoluzionaria, a partire dalla struttura. Essendo la UEFA un’organizzazione equa, aperta, inclusiva, tollerante, etica e democratica, alla Fast League saranno ammesse tutte le squadre di prima e seconda divisione delle 55 federazioni europee, ad eccezione ovviamente dei club impegnati nelle altre competizioni. Basterà iscriversi.
Calcolando una media di 35 squadre per paese, a contendersi il trofeo saranno circa 1925 formazioni per un totale stimato di 3850 partite. Il tabellone sarà di tipo tennistico, sul modello della leggendaria FA Cup inglese, con match di andata e ritorno disputati nell’arco di 36 ore al massimo. Avete letto bene: 36 ore.
Supponiamo che il Catanzaro venga sorteggiato contro l’Atyrau, squadra kazaka di metà classifica. I giallorossi partiranno in volo all’alba. Appena arrivati, si dirigeranno subito al campo per affrontare gli avversari. Finito il match, ed espletate le consuete formalità post partita (conferenze stampa, controllo antidoping ecc.), le squadre ritorneranno insieme sullo stesso aereo (per favorire gli scambi culturali e garantire identici tempi di recupero). E una volta atterrate in Calabria, disputeranno immediatamente la partita di ritorno.
I match dureranno 5’ per tempo, altrimenti i giovani si spazientiscono. In caso di parità, si tirerà un solo rigore a testa. Se l’equilibrio continuerà, passerà il turno la squadra che avrà postato più selfie durante la trasferta.
La sede della prima finale sarà in Islanda, in uno stadio costruito a fianco di un geyser. La UEFA, oltre ad essere equa, aperta, inclusiva, tollerante, etica e democratica, vuole lanciare un segnale di attenzione alle tematiche ambientaliste ed ecologiche, care al target di riferimento. Tutto è fast nella nuova Fast League. Le partite non saranno trasmesse in TV o in streaming ma visibili solo su TikTok, attraverso highlights di 8 secondi in linea con il limite di attenzione.
Lo sponsor ufficiale sarà, per evidenti motivi di sintonia concettuale, un importante marchio nel settore del fast food. La scelta ha destato qualche perplessità e ha fatto storcere il naso ai giovani più sensibili. Ceferin li ha rassicurati: gli introiti derivanti dall’accordo verranno interamente devoluti alla creazione di nuovi campi. Non di calcio. Di pomodori. O di barbabietole. O di grano. Perché il futuro, anche della UEFA, è nell’agricoltura sostenibile. Altrimenti, tutto ciò sarebbe solo l’ennesima folleague.